365 giorni, Libroarbitrio

La poesia epica in volgare II

Roma 21 gennaio 2013

Chanson de Roland

Nel poema volgare confluiva l’esperienza dell’epica classica latina, a imitazione della quale sorgevano in pari tempo prodotti di scuola sulle gesta degli antichi eroi, proprio nell’ambiente anglo-normanno, che fu presumibilmente la culla del genere epico delle Chanson de geste. La Chanson de Roland è tuttavia altra cosa da questi prodotti di scuola, poemi latini che guardano al modello di Virgilio e di Stazio. Ma analoga è la tendenza a concentrare la narrazione intorno a personaggi che giganteggiano su uno sfondo umano e naturale appena accennato, e risaltano attraverso un’eloquenza scarna e vibrante e la descrizione sublime dei gesti. In questo tipo di narrazione dallo stile elevato e sintatticamente semplice, nel quale ricorrono formule  tipiche della tradizione orale, s’inseriscono tuttavia tratti grotteschi e farseschi in un modo sconosciuto dell’epica latina. Questo contrasto e mescolanza di stili costituiscono  in parte la modernità dell’opera. Inoltre le Chanson de Roland rispondevano ad una realtà attuale, traducendo in termini leggendari le aspirazioni dell’aristocrazia  feudale  tesa verso l’espansione e impegnata nella crociata contro gli infedeli. essa ritrovava nell’esaltazione dei paladini e nel sacrifico di Orlando la riaffermazione del proprio ruolo positivo nella difesa della cristianità e del regno. Ritrovava nel tradimento di Gano, su cui s’incentra la sapiente simmetria architettonica del poema, il capovolgimento del valore sacro del vincolo feudale, nella rievocazione di Carlo il rimpianto per la crisi del potere monarchico.

A domani

LL