“L’anima della Poesia incontra la forza della Musica: si mescoleranno e si legheranno alla musica del cantautore Emilio Stella, che con i suoi brani racconta la quotidianità vera, cruda e ironica, i versi dell’ultima raccolta poetica di Lié Larousse .la vita comunque. e a quelli dell’autore Gianluca Pavia che con il suo ultimo romanzo Ucciderò l’Editoria Nazional Popolare ci porterà a spasso nel mondo delle pubblicazioni editoriali e dei miti da sfatare. Ospite della serata Caterpillar con il suo ultimo libro ” Il Capo” (Sem Plumas Edizioni) un ibrido che raccoglie monologhi, poesie e prose che negli anni hanno costituito l’ossatura del suo impegno teatrale.
Durante la serata sarà presentato il brano .la vita comunque. che ha dato vita al primo BOOK MUSIC FILM della storia musica e della poesia nato dalla collaborazione tra Lié Larousse e Emilio Stella prodotto da Pontina Sound.
****CASA CLANDESTINA**** Mercoledì 21 luglio 2021, ore 21:00 Via San Quiriaco – Lido di Ostia
**Gradita la prenotazione: 3494586224** INGRESSO LIBERO
Il giovane cantautore Luca Mele ha vinto la tappa romana del famoso concorso “La Milano Sanremo della canzone italiana” con il brano “Canzone Cattolica” e a breve volerà verso Sanremo per lo step finale del concorso che si terrà durante la settimana del Festival.
“Canzone Cattolica” è una canzone paradossale. Racconta una storia che Luca svela frase dopo frase fino al colpo di scena finale. La canzone è nata in un’alba di fine estate proprio nella città della riviera Romagnola , Cattolica (da qui il titolo del brano).
Attualmente è in libreria il suo primo romanzo dal titolo “L’Eternità” edito da Kimerik.
Noi facciamo il tifo per questo nuovo cantautore italiano!
Questo libro mi sfoglia,
la spogliarellista mi spoglia,
come il circo circonda un bambino di ricordi,
prima che arrivano i soldi
lingue che girano come le anguille,
la calma è lontana come le antille,
non devi farlo mi avevano avvertito
mi sono perso come l’appetito.
Vengo al mondo,
mi butto sfondo,
come dietro a tutto non capisco,
come andare al cinema in cina annuisco,
esco cresco il mondo è manesco
calcio pugno spinta schiaffo mastico miti
quando fumo vado in alto dolomiti,
vedo come va poi lo faccio anch’io
la vita è un viaggio ciao addio,
parole di ghiaccio così tante che c’ho un freezer
per il mio linguaggio,
e tu sei un raggio di sole che si dissolve come questo discorso
e io resto solo un’altra estate come l’anno scorso
La solitudine dei numeri uno, due,tre
notti che non chiudo gli occhi,
parlo con gli orchi,
ricordi che girano come panni sporchi,
lavaggio rapido start,
non gridare che ci sentono tutti ti prego
ricordi Bastardi
spendo i soldi
e ti scordi, degli anni
come quando sogni,
se sbagli in pubblico e la gente ride,
sbaglia meno chi ha poche idee.
Questi numeri non chiamano più,
quanti nomi non passano mai di qua,
ai concerti la gente sempre di più,
non si chiude come questa rima salta,
e come salta,
e come salta,
e come e come e come esalta,
e come e come e come è alta,
One two three o’clock
four o’clock rock
ordine e disciplina
dall’ovest alla Cina
five six seven o’clock
eight o’clock rock
tutto sotto controllo
dal tetto alla cantina
le banche garantiscono
le vergini arrossiscono
e il culo sotto ai raggi
del sole si arrostiscono
e Alice guarda i gatti
e i gatti scappano dai cani
all’uomo di Neanderthal
gli prudono le mani
e il riff di satisfaction
ci soddisfa
e il letto si rifà
e sognando poi si disfa
e tutto scorre senza
troppe sorprese
aumentano i ricavi
aumentano le spese
normali carezze
normali torture
i soliti entusiasmi
le solite paure
i bravi da una parte
dall’altra i recidivi
i morti in paradiso
e nell’inferno i vivi
e più il mondo è moderno
e più l’uomo diventa antico
“presentato oggi a Milano
il nuovissimo modello
di foglia di fico”
Ma mi disordino
quando ti vedo sulla soglia
quando ti cade giù la foglia
quando mi lanci i tuoi coltelli
quando ti sciogli i tuoi capelli
quando mi accogli nel tuo sole
quando mi asciughi le parole
quando mi butti all’aria i piani
quando riscaldi le mie mani
quando intravedo la tua cima
quando io e te facciamo rima
quando non sai che io ti guardo
quando esponi il tuo stendardo
quando trasformi l’acqua in vino
quando mi mostri il tuo giardino
quando non so che cazzo dire
quando però lo devo dire
io mi disordino
diritto canonico diritto romano
diritto naturale diritto umano
left right balla ballerina
il sole tramonta la sera e sorge la mattina
e il super doganiere controlla le frontiere
tra essere ed avere tra patire e piacere
mi hanno organizzato l’esistenza
da quando mamma era in gravidanza
la pappa la scuola
la cacca la suora
il mare il ruttino gli esami
il casino i desideri i bisogni
la libertà i sogni
ed ogni estate un nuovo passo di danza
e vivo come in una gravidanza infinita
come se fossi un feto per tutta la vita
come se fossi un feto per tutta la vita
ma mi disordino
quando mi mischi le tue carte
quando la macchina non parte
quando ti annuso i genitali
quando siam come due animali
quando c’é vento tra i miei rami
quando mi mandi i tuoi richiami
quando io scio sulla tua schiena
quando mi mangia la balena
quando mi mangia la balena
mi disordino
io mi disordino
3×3 fa 9 E=MC2
confermato il rapporto tra i cateti e il quadrato
un gomito che picchia sullo spigolo fa un male cane
farina acqua e lievito scaldati danno il pane
il percorso più breve tra due punti è una retta
l’ostacolo più inutile tra due punti è la fretta
gestisco il tempo come fosse un conto in banca
quanto ne è passato?
quanto ne manca?
ma mi disordino
quando scateni la tempesta
quando sei al centro della festa
quando scavalchi le mie mura
quando sorridi alla paura
quando sbatacchi la lattina
quando mi inverti la mattina
quando confondi le mie idee
quando sconvolgi le maree
quando mi scricchiola il mio trono
quando io surfo sul suono
quando mi complichi le cose
quando mi smascheri le cose
quando ti illumini di rabbia
quando spalanchi la mia gabbia
quando sproteggi il mio sistema
quando l’impianto trema
quando la porta resta aperta
quando l’esercito diserta
dimentico la chiave io vedo la mia trave
io allento il mio controllo ti bacio sul collo
mi dedichi attenzione
non cerco un’opinione
sospendo il mio giudizio
mi anticipi l’inizio
il ritmo cambia tiro
sconvolgi il panorama
la storia cambia trama
l’impianto trema
non so la trama io smollo i legamenti
col corpo io ti penso l’assurdo prende senso
e ascolto le sirene
c’é ritmo nelle vene
Sono intorno a noi, in mezzo a noi, in molti casi siamo noi a far promesse senza mantenerle mai se non per calcolo, il fine è solo l’utile, il mezzo ogni possibile, la posta in gioco è massima, l’imperativo è vincere e non far partecipare nessun altro, nella logica del gioco la sola regola è esser scaltri: niente scrupoli o rispetto verso i propri simili perché gli ultimi saranno gli ultimi se i primi sono irraggiungibili. Sono tanti, arroganti coi più deboli, zerbini coi potenti, sono replicanti, sono tutti identici guardali stanno dietro a maschere e non li puoi distinguere. Come lucertole si arrampicano, e se poi perdon la coda la ricomprano. Fanno quel che vogliono si sappia in giro fanno, spendono, spandono e sono quel che hanno.
Sono intorno a me ma non parlano con me… Sono come me ma si sentono meglio…
Sono intorno a me ma non parlano con me… Sono come me ma si sentono meglio…
…e come le supposte abitano in blisters full-optiona, con cani oltre i 120 decibels e nani manco fosse Disneyland, vivon col timore di poter sembrare poveri, quel che hanno ostentano e tutto il resto invidiano, poi lo comprano, in costante escalation col vicino costruiscono: parton dal pratino e vanno fino in cielo, han più parabole sul tetto che S.Marco nel Vangelo e sono quelli che di sabato lavano automobili che alla sera sfrecciano tra l’asfalto e i pargoli, medi come i ceti cui appartengono, terra-terra come i missili cui assomigliano. Tiratissimi, s’infarinano, s’alcolizzano e poi s’impastano su un albero, boom! Nasi bianchi come Fruit of the Loom che diventano più rossi d’un livello di Doom…
Sono intorno a me ma non parlano con me… Sono come me ma si sentono meglio…
Sono intorno a me ma non parlano con me… Sono come me ma si sentono meglio…
Ognun per sé, Dio per sé, mani che si stringono tra i banchi delle chiese alla domenica, mani ipocrite, mani che fan cose che non si raccontano altrimenti le altre mani chissà cosa pensano, si scandalizzano. Mani che poi firman petizioni per lo sgombero, mani lisce come olio di ricino, mani che brandiscon manganelli, che farciscono gioielli, che si alzano alle spalle dei fratelli. Quelli che la notte non si può girare più, quelli che vanno a mignotte mentre i figli guardan la tv, che fanno i boss, che compran Class, che son sofisticati da chiamare i NAS, incubi di plastica che vorrebbero dar fuoco ad ogni zingara ma l’unica che accendono è quella che dà loro l’elemosina ogni sera, quando mi nascondo sulla faccia oscura della loro luna nera…
Sono intorno a me ma non parlano con me… Sono come me ma si sentono meglio…
Sono intorno a me ma non parlano con me… Sono come me ma si sentono meglio…
La mia testa è nei morsi di gogna
I sensi di colpa nei sorsi di cognac
La paranoia
che nelle sere mi ingoia
Come un bicchiere di Nero di Troia dipingo pitture nere di Goya
Come se non meritassi ciò che ho
Come se contassi ma per quante ciocche ho
Assuefatto al fastidio
prendo merda addosso e mica la schivo
chiamami Steve, Oh!
Vivo in un sogno surreale come Dalì
Qualcuno mi chiede “Michele, dimmi, com’è da lì?”
Da qui? Come non si era mai visto prima
Uno sballo! Senza dietilammide né mescalina
Ti do una dritta: appendimi al muro come un Magritte!
Mettici su la mia faccia e sotto la scritta “Ceci n’est pas une pipe!”
O mettici quello che vuoi tanto non cambia!
Ascolto una voce che parla con calma
Fai,
Fai da,
Fai da te,
Fai da tela,
E lascia che la gente ti dipinga, come può
Come deve
Come crede!
La gente!
Tutti ce l’abbiamo con la gente
Come se non ne fossimo parte ci si estromette sempre
Sempre
Vorremmo la perfezione ma non può essere
Essere: ci viene male come le fototessere
Dubbi!
Chissà se è bastardo!
Chissà se è castrato!
Chissà se è bastato!
Nasconde la follia… chissà se la stano!
Mantegna insegna a fare delle frecciate un’icona San Sebastiano
Sospetto vago
Vago spettro di Christmas Carol
Ma da Escher non si esce
E mi ritrovo qui daccapo
intrappolato nella mia visione della vita, caro
Io con le mie sopracciglia da Frida Khalo
Calo
La mia testa nei morsi di gogna
I sensi di colpa nei sorsi di cognac
La paranoia che nelle sere mi ingoia
Come un bicchiere di Nero di Troia
Vede l’angoscia come ad Utoya
Fai,
Fai da,
Fai da te,
Fai da tela,
E la scia che la gente ti dipinga, come può!
Come deve!
Come crede!
Siamo come tele!
Siamo come tele!
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