365 giorni, Libroarbitrio

Canto – Guido Gozzano

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La mia vita è tanto
pari al mio sogno: il sogno che non varia:
vivere in una villa solitaria,
senza passato più, senza rimpianto:
appartenersi, meditare… Canto

365 giorni, Libroarbitrio

“Lettera al Mondo” Emily Dickinson

Arthur Rackham Passions

Scrivo perché l’attesa si consumi –
soltanto la mia cuffia da allacciare
e chiudere la porta della casa –
Altro non ho da fare –

finché il suo passo s’avvicini e insieme
noi due cammineremo verso il Giorno
dicendoci le cose che cantammo
per tenere le Tenebre lontano

365 giorni, Libroarbitrio

“La solitaria” Von Eichendorff

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Se fosse buio nel bosco mi distenderei,
nel bosco il mormorio è così dolce,
e con un manto di stelle
mi avvolge la notte.
Mi lambiscono i ruscelli:
non so, sto già dormendo?
Non dormo, no, gli usignoli
ancora sento cantare.
Se gli alberi su di me si piegano,
tutta la notte echeggia.
I pensieri nel cuore canto,
quando nessuno veglia.

365 giorni, Libroarbitrio

Ishikawa Takuboku “TANKA”

Roma 28 gennaio 2014

Ishikawa Takuboku

Nel cielo blu
il fumo svanisce
triste.
Il fumo che svanisce
forse mi somiglia?

Come un aquilone
con il filo spezzato
ricordo il cuore
di giovani giorni
volare in cielo.

Lavoro, lavoro sempre
pure – non so perché – sprofonda
nella miseria la mia vita.
Guardo immobile e muto
le mie povere mani.

Ti sembra starno
se giunge il mattino
se si fa chiaro il mondo?
Perché allora dubitare
di questo amore vero?

Ero ragazzo,
avevo la tristezza negli occhi.
Invidiavo allora
il volo di un uccello
che volando cantava.

Poeta giapponese, Ishikawa Takuboku, fu in contatto con il gruppo dei poeti riformatori di Tokyo. Condusse una vita difficile, segnata da povertà e malattie che lo condussero alla morte a soli ventisette anni.
Tuttavia la sua fama si è espansa fino in Occidente per la bellezza delle composizioni poetiche scritte nella tradizionale forma del Tanka, ma pervase di una nuova sensibilità antiretorica e realista.
I Tanka di Takaboku non sono infatti quadretti descrittivi  di scorci del paesaggio o momenti della giornata, ma amare, disperate riflessioni sul doloroso destino della sua vita.

A domani
Lié Larousse

365 giorni, Libroarbitrio

Sipho Sepamla “Il blues sei tu dentro di me”

Roma 4 gennaio 2014

Sipho Sepamla

Quando il mio cuore batte con un ritmo
fuori tempo con il passo splendente di Dio
e inseguo pensieri che guastano la gioia di stare con te
allora lo so il blues mi fa gridare
sì ho gridato e le nubi si sono addensate
è arrivata la pioggia e ha lavato via
questi miei blues
il blues sei tu dentro di me
ora voglio dirlo più forte
ora voglio gridare i miei pensieri
perché non conoscevo il blues prima di incontrarti
il blues sei tu dentro di me
il blues è schiocchi di lingua
scossa della morte che vivo
il blues è grida di mio padre
ogni sacrosanto venerdì
il blues sei tu dentro di me
non conoscevo il blues prima di incontrarti
il blues è la penna stridente di un censore
quando scribacchia accuse alla mia sensibile fedina
il blues è ombra di sbirro
che balla lo swing della Legge sull’Immortalità
il blues è Legge sulle Aree Tribali e il suo jazz di strada
Legge sull’Istruzione Bantu e le sue improvvisazioni
il blues sei tu dentro di me
non conoscevo il blues  prima di incontrarti
il blues è gente ammassata  su una panca
che sgranocchia i propri pensieri
il blues è parole che dovrebbero aggiustare
gli ieri distrutti di continuo da promesse di domani
il blues è l’ombra lunga che misuro
fatta di momenti che tirano a rimorchio il sole
il blues è mio fratello crumiro
in cerca di occasioni che aveva il diritto di trovare
il blues sei tu dentro di me
non conoscevo il blues prima di incontrarti
voglio gridare il blues per tanto tempo ancora
perché siamo tutti gente  da blues
il bianco che piange il suo fardello
il nero che si libera dal giogo.

Il verso che dà il titolo alla poesia  è anche il titolo della raccolta da cui il componimento è tratto.
The Blues is You in Me fu pubblicata da Sepamla nel 1976, durante la rivolta, a Johannesburg, del ghetto nero di Soweto (South West Township, quartiere  sud-occidentale), e destò grandi entusiasmi a livello internazionale per l’originalità del linguaggio, in cui lo humour si fonde con la coscienza civile e politica.

 

A domani
Lié Larousse 

365 giorni, Libroarbitrio

La Letteratura cortese in Italia

Roma 26 gennaio 2013

Egemonia francese e corte feudale italiana

In Italia, dove questa letteratura si diffuse anche nella lingua originale, le traduzioni dei romanzi cortesi contribuirono, proprio per il modello di stile cui si rifacevano, alla formazione della prosa narrativa in volgare. La loro fortuna si protrasse in Italia fino a tutto il secolo XIV. Ma il modesto livello letterario dei volgarizzamenti, che risentono il delle volte di ingenuità linguistica e del limite pedantesco del ripetitore, indica soprattutto il diverso grado intellettuale del pubblico cortigiano, che era pur sempre quello cui in gran parte era destinata questa letteratura. Come Dante condannerà il pericolo della narrativa cortese dal punto di vista morale, così Boccaccio esprimerà nel Filocolo il disgusto per la degradazione  cui essa era pervenuta sul piano artistico nel processo di diffusione.

In realtà mentre in territorio gallo-romanzo la corte feudale viveva il momento culminante della sua potenza, accrescendo la sua forza di attrazione nei confronti degli intellettuali, in Italia il feudalesimo era in piena crisi. I feudi, frazionati, avevano perso gran parte della loro potenza e gli stessi signori andavano fissando la loro dimora entro le mura cittadine, o erano impegnati nella lotta contro le aspirazioni autonomistiche dei Comuni. Sappiamo che alcune grandi corti feudali del settentrione, i Malaspina, i Savoia, gli Este, i da Romano, i Visconti accoglievano trovatori e giullari, e dei primi Dante tesserà l’elogio come esempio di antica civiltà cortese. Al Sud, nella sede dei normanni, fioriva una cultura non propriamente orientata secondo il modello cortese.

Ma nelle corti italiane si affermò soprattutto la lirica, favorita dagli scambi con la vicina Provenza; la poesia epica ebbe vita soprattutto nella forma del cantare,rimaneggiamento ad uso popolare dei cicli cavallereschi. Nelle città, dove invece si va popolarizzando e accentrando tutta la nuova vita economica e sorge una animata e più complessa vita politica, l’intellettuale si rivolge prevalentemente alle arti utili alla vita civile e l’impegno artistico sorge spesso in margine alla sua professione o come estremo compimento di essa.

A domani

LL