Roma 20 febbraio 2013
Novità della “Fiammetta”
Nell’atmosfera del romanzo cortese fu concepita dal Boccaccio anche la più rinomata delle sue opere cosiddette giovanili, l’Elegia di Madonna Fiammetta, scritta a Firenze fra il 1343 e il ’44, ma ambientata nell’eletta società napoletana, dedicata ad un personaggio femminile che porta un nome sempre presente nelle opere del Boccaccio, e sempre collegato col tema della passione d’amore. La storia di Fiammetta, sposa di un gentiluomo napoletano, divenuta amante di Panfilo, il quale un bel giorno l’abbandona per tornare dai suoi e la lascia in un’attesa angosciosa e nel dubbio, e infine nella disperazione, si iscrive nella tematica consueta della letteratura cortese, ma ha uno sviluppo nuovo dal punto di vista della struttura del romanzo, testimoniando ancora una volta l’intento innovativo e la continua sperimentazione dello scrittore.
In un proemio e nove capitoli, di cui l’ultimo rappresenta il congedo ai lettori, la vicenda rivive nel ricordo della donna, la quale racconta della sua nascita, del suo matrimonio, del suo innamoramento, della sua vita di adultera e della partenza dell’amante, e per gran parte del romanzo descrive in forma analitica il riflesso che ha sulla sua intima vita la lontananza della persona amata. Anche alcuni piccoli eventi esterni che scuotono la sua solitudine (la falsa notizia del matrimonio di Panfilo, la falsa notizia del suo ritorno, il tentato suicidio, gli svaghi cui prende parte per distrarsi) diventano per Fiammetta occasione di analisi introspettiva e di lamento.
Il predominio della confessione dolorosa rispetto alla vera e propria narrazione, della effusione descritta e analitica rispetto all’intreccio e alla progressione concatenata delle vicende, riporta l’opera nell’ambito di un genere classico evocato del resto nello stesso titolo. L’elegia latina è appunto una confessione d’amore, in cui gli elementi narrativi costituiscono la premessa, il sottofondo, l’occasione della meditazione palesata al pubblico amico, da cui il protagonista, che è lo stesso autore, spera pietà, comprensione e commiserazione.
ll modello del Boccaccio erano in effetti le Heroides di Ovidio, epistole in versi di tono elegiaco, in cui si esplica in una varietà di esempi mitici il tema della donna abbandonata, e in cui l’autore si distingue dal suo personaggio, al quale attribuisce la narrazione-sfogo. Ma Fiammetta si rivolge al vasto pubblico femminile, non all’amato, tranne nelle apostrofi che intramezzano il discorso.
Bisogna aggiungere che nella tradizione medievale il termine di “elogia” veniva interpretato come derivante da “eleyson”, e quindi messo in rapporto con la pietà e la commiserazione, e che lo “stile elegiaco” veniva considerato alla pari con lo stile umile, adatto perciò alla tematica triste dell’amore.
A domani
LL
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