365 giorni, Libroarbitrio

Buon Primo Giorno del Nuovo Anno – PROFEZIA

.Ingresso al Monte. Fotografia di Lié Larousse

Carissimi Lettori Buon Anno!
Nell’augurarvi di riscoprirvi ogni giorno vivi e grati, condividerò con voi da oggi gli studi che sto facendo per la stesura del mio terzo romanzo.
Il tema principale è il Sogno, ma per arrivare a lui dobbiamo partire da molto molto lontano, perchè è vero che nell’ultimo secolo e mezzo abbiamo fatto passi d gigante con la sua ricerca, eppure io sento che dobbiamo fare un salto temporale che è un vero e proprio salto nel buio, un viaggio nel tempo ed iniziare parlando di PROFEZIA.

“Sei stata destinata alla preveggenza, principessa Cassandra, hai davanti a te una vita di solitudine ed incomprensione. Sarai sola quando riceverai i presagi, sarai sola quando racconterai ciò che hai sentito, quando riferirai ciò che le bestie ti diranno, quando verrai additata come portatrice di sventura. In realtà, principessa, chi ti allontanerà perché avrà paura dei tuoi vaticini sarà più solo di te, perché saprà che la verità risiede nelle tue parole, ma non avrà abbastanza coraggio per accettarla. Sarai sola quando dovrai invocare gli dèi, sarai sola quando persino chi ti ama non ti comprenderà”

(Estratto da CASSANDRA di Cinzia Giorgio
Newton Compton Editori
)

.Carrareccia. Fotografia di Lié Larousse

Avete mai sentito parlare di sogni premonitori?

Lié Larousse

365 giorni, Libroarbitrio

La conoscenza rende l’essere umano libero – Fiori di pesco e pagine scritte – Martina Benigni

“Considerate la vostra semenza: 
fatti non foste a viver come bruti, 
ma per seguir virtute e canoscenza”

(Dante Alighieri, “La Divina Commedia” – Inferno: C. XXVI)

È appena trascorso il 25 marzo, giornata che dal 2020 è dedicata al Sommo Poeta Dante Alighieri (1265-1321) prendendo il nome di “Dantedì”. Una giornata che rimette al centro senza dubbio la cultura, la poesia, il meglio della nostra identità nazionale, come in molti hanno affermato in questi giorni. Sarebbe bello se queste giornate non solo si moltiplicassero, ma che venissero dedicate ad altre artiste ed altri artisti da tutto il mondo, per ricordarci l’universale e innegabile importanza della Bellezza e della Cultura, tra le grandi vittime di questo periodo, considerate inutili orpelli e nulla più.

Fra i canti della Divina Commedia, quello dedicato ad Ulisse (Canto XXVI dell’Inferno) è forse uno dei più noti e amati dai lettori di ieri e di oggi, non solo per via dell’emblematica figura di Odisseo, perenne viaggiatore e sognatore, ma anche per l’esaltazione, attraverso la sua figura, dell’umanità stessa e della sua insaziabile voglia di Conoscenza, quella voglia che, per fortuna, a mio dire, avrebbe spinto Eva a cogliere la mela, proprio perché il desiderio di conoscere è vitale quanto il sangue che ci scorre nelle vene. In una Commedia che sembra tutta rivolta al divino, Dante, uomo di mondo politicamente impegnato, non smette di guardare agli esseri umani, ed è proprio nell’Inferno che troviamo i ritratti più celebri e splendidi di un’umanità che, se liberata dal pesante fardello del peccato originale, ormai inaccettabile, potrebbe splendere in tutta la sua “imperfetta” beltà, come l’amore, ormai eterno, di Paolo e Francesca.

Uno dei grandi temi del XXVI canto dell’Inferno è proprio quello della Conoscenza che Dante decide di celebrare attraverso Ulisse il quale, fraudolento, si trova nell’ottava bolgia dell’ottavo cerchio, condannato ad essere avvolto da una lingua di fuoco che divide con il compagno Diomede.  “Lo maggior corno”, Ulisse, racconta al Sommo Poeta la vicenda della sua morte partendo dal ritorno ad Itaca, patria tanto agognata dalla quale, però, decide di dividersi nuovamente perché come scriverà il cretese Nikos Kazantzakis (1883–1957): “Anima, la tua patria è sempre stata il viaggio!”.


L’ardore di “diventare esperto del mondo” è più forte di tutto e non gli lascia altra scelta che quella di rimettersi in viaggio. Raduna così, i suoi compagni “vecchi e tardi” su un’imbarcazione e inizia una navigazione di cinque mesi volta a raggiungere le Colonne d’Ercole (l’attuale stretto di Gibilterra) che all’epoca segnavano il limite oltre il quale era proibito spingersi. Prima di oltrepassare lo stretto, cogliendo la difficoltà dell’impresa, Ulisse incoraggia i suoi compagni con un’orazione breve ma persuasiva, diventata una delle terzine più celebri della Commedia: “Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza”. Sembra quasi di sentirglielo gridare con le lacrime agli occhi ed il volto imperlato di sudore, mentre le onde tartassano la nave, che nonostante tutto trova il cuore e il coraggio di andare avanti.

In questa memorabile terzina leggiamo, dunque, come la conoscenza sia all’origine stessa della natura umana: “la vostra semenza”, appunto, un seme piantato nel nostro cuore, sempre pronto a far sbocciare nuovi, splendidi, fiori, se ben accudito. Il desiderio di conoscere è sinonimo di vita ed Ulisse è il personaggio più adatto per simboleggiare questo nostro intimissimo aspetto, questa cosa chiamata Conoscenza senza la quale non saremmo veramente Liberi.

Conoscenza e Libertà camminano mano nella mano: l’una è condizione dell’altra.
Dove saremmo oggi se l’essere umano non avesse superato ogni volta le sue conoscenze? Se non si fosse posto delle domande? E se non avesse ricercato a fondo per darsi delle risposte?
La conoscenza è ricerca, è informazione, è coraggio, è saper mettere in discussione se stessi e gli altri. È una navigazione a vele spiegate in mare aperto. È sentirsi vivi e liberi, è avere la possibilità di realizzarsi e di sconfiggere l’ignoranza dalla quale non nascono altro che violenza e ingiustizie.

Solo la Conoscenza potrà farci uscire “a riveder le stelle”.

Articolo di Martina Benigni

365 giorni, Libroarbitrio

Una vita senza esigenze sarebbe davvero poco umana- Di fiori di pesco e pagine scritte di Martina Benigni

“Il cibo e gli abiti sono dei bisogni fondamentali, l’umanità da quando esiste si dà da fare ogni giorno per procurarseli. Ma limitarsi a questi, sarebbe davvero poco umano.”

(Acheng, “La trilogia dei re”, trad.it. 2018)

Il racconto “Il re degli scacchi” dello scrittore cinese Zhong Acheng (1949-), meglio noto come Acheng, fa parte della “Trilogia dei re” insieme al “Re degli alberi” e al “Re dei bambini”. Le sue opere comparvero per la prima volta in Cina fra il 1985 e il 1986 e vengono associate a quella corrente narrativa della “Ricerca delle radici” (in cinese, xun gen wenxue 寻根文学). Dopo il trauma della Grande Rivoluzione Culturale (1966-1976, secondo gli storici cinesi) si sentì il bisogno di ridare spazio alla penna ferita, di liberare una lingua che per troppo tempo era stata soffocata e piegata dalle direttive di Mao Zedong. Per troppo tempo la voce degli scrittori aveva dovuto unificarsi a quella del “Partito” e delle “masse” di contadini, soldati e operai, nessuno spazio era consentito alla soggettività unica e irripetibile degli scrittori.

La reazione, alla fine di questo dolorosissimo silenzio forzato, fu un periodo di grande vivacità letteraria, di voglia di leggere e di scrivere, di vivere attraverso la riconquista dei sentimenti, degli affetti e della parola, che ora poteva finalmente tornare a descrivere le esperienze umane in tutta la loro pienezza. Ognuno provò a fare i conti con i traumi della Rivoluzione Culturale a modo proprio, dando voce alla propria sofferenza, alla propria delusione e al proprio rammarico. Ci fu anche chi, come reazione a questo passato lacerante, decise di non parlarne in maniera diretta descrivendo, al contrario, realtà “altre” attraverso un linguaggio violento come l’epoca trascorsa, e chi, invece, iniziò a guardare indietro, a guardarsi dentro, a ricercare, appunto, le proprie Radici.

Il nostro Acheng ha un modo tutto suo di risalire alle Radici: quelli che lui ricerca sono soprattutto i semi dei valori tradizionali piantati chissà dove e dimenticati per anni. Cerca, dunque, di ritrovare questi semi per farvi nascere, finalmente, degli alberi rigogliosi e carichi di frutti. Ognuno dei suoi re rappresenta un valore diverso: il rispetto per la natura, l’importanza del linguaggio e del significato profondo ed intrinseco delle parole, ed infine quelle che lui chiama “esigenze spirituali”, ovvero quel sentire tutto umano che ci porta a dipingere, a leggere un libro, ad ascoltare una canzone o a stringerci in un abbraccio.
 

Il re degli scacchi è un “giovane istruito” – uno di quei ragazzi inviati nelle campagne per ri-educarsi durante la Rivoluzione Culturale- che sembra avere due grandi passioni: il cibo e gli scacchi. Man mano che si legge il testo si colgono non solo i tanti riferimenti alla tradizione cinese, in particolare a quella taoista, ma si colgono anche riferimenti a quei “valori universali” quali l’amicizia, il desiderio, la capacità di resistere e di reagire, senza perdere il contatto con il proprio io più intimo e profondo e con le proprie esigenze: in una parola, il proprio sentire.

Coltivare le proprie esigenze e, dunque, la propria resistenza interiore diventano chiavi imprescindibili per superare momenti di crisi come quelli che si trovarono ad affrontare questi giovani costretti ad abbandonare le proprie case, o come quello che stiamo vivendo noi da quasi un anno. In un mondo che sembra rispondere solo alle regole del mercato e del Dio Denaro, dove il fine utilitaristico è l’unico che conta, penso sia ancor più importante parlare di “cose inutili” come i libri, l’arte, il colore del cielo al tramonto e il suono di una carezza. Forse, la più grande responsabilità che abbiamo oggi è proprio quella di ricordarci delle nostre esigenze e di affermare con forza che un altro modo di pensare è possibile. La mia responsabilità, oggi, è quella di sostenere che una poesia e un bacio possono davvero cambiare il mondo.

A tal proposito, ho trovato di grande ispirazione questo passo del libro che voglio riportarvi perché possiate anche voi ripensare alle vostre esigenze e per invitarvi ad unirvi a me in questo continuo “domandarci”:

“Già, che altro andavo cercando? Non stavo bene? Non dovevo preoccuparmi di dove mi sarei procurato il prossimo pasto; il letto, anche se rotto, era il mio, non dovevo sbattermi in cerca di un rifugio per la notte. E, allora, perché ero insoddisfatto? Perché questa voglia di leggere un libro? O di vedere un film, quando, una volta accesala luce, tutto svanisce? Cosa potevano darmi? Però avvertivo nel fondo dell’animo un desiderio vago, difficile da esprimere ma che, sapevo, aveva a che fare con la vita.”

(Acheng, “La trilogia dei re”, trad.it. 2018)

di Martina Benigni

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AVVERTENZE PER SCRITTORI DELUSI – Lié Larousse

Lié Larousse & Sigmund Freud

Al giorno d’oggi molte opere letterarie di un secolo fa sono considerate dei capolavori, e con esse la bravura dei loro autori, quasi nessuno sa, che queste opere ai tempi della loro pubblicazione non venivano comprese, addirittura nemmeno prese in considerazione dal pubblico lettore e quindi abbandonate sugli scaffali, o peggio negli angusti magazzini e mai giunte in libreria. Altre venivano accolte negativamente dalla critica, a volte, se si era proprio dei grandi scrittori accadevano tutte queste cose assieme, e lo sconforto e la depressione ne erano le indegne conseguenze di anni di studi e lavori di scrittura.
Ora, per carità, non voglio dire che tutte le opere contemporanee che vedono la poca luce di occhi e bocche affamate di leggerle siano tutti dei capolavori, ma, molto spesso so di libri che meriterebbero più interesse da parte del pubblico lettore, ormai assuefatto e sterilizzato mentalmente, ineducato allo sperimentare con la propria testa la piacevole scoperta di un nuovo autore e il suo libro.

Lettori attenti non vi offendete, non è per tutti così, ma siamo sempre gli stessi, quelli che alla fine facciamo già parte del favoloso mondo della lettura, a volte facciamo parte del rarefatto mondo dell’editoria e quindi, forse, abbiamo più di un motivo per voler sperimentare. Ma tra il pubblico lettore quanti di voi sono disposti ad investire quindici euro in un romanzo d’esordio? In una raccolta poetica di un non Gio Evan? Insomma in una lettura al buio di cui non sappiamo nulla a priori dell’autore, nemmeno il profilo instagram?

Mentre a tutti gli autori che si sentono di aver fallito vi dico – non fate così!
Non ha a che fare con il fallimento, né propriamente con voi, ha a che fare con l’apparire e il marketing spietato che sta caratterizzando quest’epoca, un’involuzione umana e tutto ciò che ne concerne, il naturale decorso della vita che si percorre e ripercorre sempre uguale. Magari tra cento anni sarete dei Bestsellers come L’interpretazione dei sogni (1899) e ne godranno i vostri nipoti, economicamente, forse.

Tuttavia se hai pubblicato il tuo libro, e magari non è nemmeno il primo, e nessuno ne parla, e sono sempre troppo pochi a leggerlo, tu continua lo stesso con il tuo lavoro quotidiano per la scrittura, con la lettura, la ricerca, il volere bene e fare del bene, ridi, magia, vivi una vita il più possibile normale, passeggia, scopri un barlume di luce mentre dentro tempesta, abbraccia la notte, ogni tanto lasciati stare e lascia stare le ansie, e di nuovo leggi e di nuovo scrivi, e chi vivrà vedrà, e se sarai letto e venderai tanto e andrai in ristampa sii felice, e se invece arrivi sullo scaffale e vendi dieci copie, nove agli amici e una ad un perfetto sconosciuto, vivi, leggi, scrivi, e sii ancora più felice.

Dal diario di Sigmund Freud:
“Sono stato come tagliato fuori dal mondo; non una foglia si è mossa per dimostrare che l’Interpretazione dei sogni significhi qualcosa per qualcuno. L’ accoglienza che ha avuto il libro e il silenzio che ne è seguito hanno di nuovo distrutto il mio nascente rapporto col mondo” E ancora qualche giorno dopo “Nelle molte ore tristi mi è di conforto pensare che lascio almeno questo libro. In verità il modo come è stato accolto, perlomeno finora, non mi ha recato alcun piacere. Esso ha incontrato la comprensione più avara, le lodi che gli sono state concesse sono misere come la carità; evidentemente non piace alla maggioranza dei lettori e ancora non ho avuto sentore che qualcuno si sia accorto di tutto il suo valore. Mi faccio una ragione di ciò pensando di aver anticipato i tempi di quindici o venti anni. Poi, inevitabilmente, mi assale il dubbio tormentoso che si tratti invece di un giudizio in propriis”

http://www.libroarbitriocom di Lié Larousse
https://www.instagram.com/lielarousse/
https://www.facebook.com/lie.larousse

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100 anni di BUKOWSKI – I nostri auguri con la poesia di Gianluca Pavia

Charles Bukowski

Una vita a rincorrere Bukowski

poi realizzi che

il Campari ti manda in pezzi

e non sono schiaffi e cazzotti

ma le carezze

a renderci più forti.

Una vita a combattere

pensiero unico ed omologazione

l’editoria Nazionalpopolare

fianco a fianco, gomito a gomito

con chi legge

recita, scimmiotta

s’improvvisa Bukowski

poi, in libreria

tira più un pelo d’influencer.

Una vita disordinata, incasinata

pulp fino al midollo,

sempre al bancone

ma senza compagni di sbronze,

a “ scrivo poesie per portarmi a letto le ragazze “

no, non è vero,

una vita sempre senza una donna

ma innamorato di tutte,

senza un soldo

ma sempre con in mano un bicchiere

vuoto,

ma con luce e angolazione giuste,

sempre mezzo pieno.

Un vita a rincorrere Bukowski

poi realizzi che

aveva ragione Santa Mamma:

non guardare quei film

non ascoltare quella musica

non leggere quei libri

che poi

fai la fine di Bukowski.

Morire ricco a 74 anni?

Beh,

non male come gran finale.

poesia BUKOWSKI di Gianluca Pavia
#duediripicca #liélarousse

365 giorni, Libroarbitrio

COSA RIMANE – La poesia in musica di Emilio Stella e Er Pinto

Emilio-Stella-&-Er-Pinto---Cosa-Rimane

La copertina del singolo è stata disegnata a mano
e colorata in digitale dall’illustratore e Street Artist, Mattia Yest.

Quanto spesso ci chiediamo come vivono la loro vita artistica cantautori e poeti, come passano le giornate? Li sappiamo di notte tra concerti e presentazioni di libri e dischi, li immaginiamo a feste circondati da fiumi di alcool e belle donne fino a mattino, ma che significa essere un poeta e un cantautore per davvero, nell’epoca contemporanea, a Roma, durante una pandemia globale?

Ce lo raccontano il cantautore Emilio Stella ed il poeta Er Pinto, con Cosa Rimane, due uomini che non amano essere etichettati come “artisti” perché per loro l’arte non è un mero status quo ma è una vocazione che ha delle solide basi nella vita di tutti i giorni, con tutto ciò che di buono e cattivo essa porta in se’, con “il peso delle cose” che si trascina dentro ci scriverebbe Er Pinto, con una testa ed un animo tutto “Suonato” ci canterebbe Stella, perché queste non sono solo parole scelte e virgolettate a caso, ma sono i titoli delle loro ultime opere d’arte, uno in poesia l’altro in musica. Con la parola entrambi giocano e la rispettano cercandola, studiandone il significato, apprezzandone la musicalità e il ritmo, ed è proprio questa loro vita di parole che li ha fatti incontrare, un giorno, anni fa per Roma.  Così con il tempo idee e intuizioni si sono trasformate in sceneggiature teatrali e canzoni, con  “E io te amo” (2015) hanno regalato alla loro città Natale una poesia che in brevissimo tempo è diventata una delle più belle dichiarazioni d’amore a Roma, per poi approdare a teatro con lo spettacolo “Tutte le Strade Portano ar Core”, con la partecipazione dell’attore Ariele Vincenti, durante lo spettacolo raccontano di un viaggio in musica e poesia che parte dalla periferia per arrivare al cuore pulsante della città.

Ma è in questi ultimi due mesi, quando il mondo si è ritrovato a fronteggiare una pandemia a cui nessuno era preparato che i due hanno unito riflessioni a passione con ore e ore di discorsi, che si sono tramutate in una minuziosa ricerca, e questa ricerca è divenuta la stesura del  brano scritto a due mani: Cosa Rimane.

A fare da sfondo al brano la passione per uno dei grandi maestri della musica italiana: Rino Gaetano. Immaginando di poter duettare con il loro idolo, i due artisti romani, hanno scritto un omaggio che prende ispirazione dalla “Fontana chiara un poco dolce e un poco amara” cantata dal loro mentore.
Cosa Rimane è una vera e propria poesia musicata, e poi suonata dai musicisti che spesso accompagnano Emilio Stella nei suoi tour in tutta Italia: Primiano Di Biase (piano) – Ruggero Giustiniani (percussioni) – Samuel Stella (chitarre) – Davide Costantini (basso)

 

La data del release è domani
2 Giugno 2020

 

di seguito il link per il Pre-Save su Spotify e il Pre-Order su ITunes

PRESAVE DIGITAL STORE: https://tropicana.lnk.to/CosaRimanePre

 

Il brano Cosa Rimane è sotto Edizioni Aloha Dischi/Tropicana
e distribuito digitalmente da Artist First.
Booking e management: alohadischi@gmail.com
Alessandro Martinelli:    +39 3397992043

 

articolo di Lié Larousse
http://www.libroarbitrio.com

 

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In anteprima la copertina del nuovo libro di Lié Larousse: .la vita comunque. -Bestseller Books Edizioni

copertina libro .la vita comunque. di Lié Larousse.jpg

🔥ECCO LA COPERTINA DEL NUOVO LIBRO di Lié Larousse .la vita comunque. 🔥
In uscita a febbraio 2020, edito dalla casa editrice americana BestsellerBooks & Co.
Del libro ne scrive la prefazione il poeta Er Pinto:
#LiéLarousse inizia i suoi versi mettendo un punto, non a caso sembra che in alcuni momenti questo punto è quello che vorrebbe saper mettere in alcune situazioni della vita, ma che non vuole o non riesce a mettere mai veramente. La vita va avanti, sia per noi senza gli altri, che per gli altri senza di noi. Un egocentrismo altruista. Una generosità egoista. Lasciare qualcosa, lasciarsi qualcosa, invece di lasciarsi scivolare la vita addosso, anche quando non ci si sente poi troppo importanti, e quindi valorizzare ciò che ci circonda: le persone, le cose, la natura. Cogliendo l’attimo, perché è la somma degli attimi che crea il tempo della vita.
La vita è importante.
Viverla soprattutto.
La vita comunque. “

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.la vita comunque. : .anacronistica. – Lié Larousse

in giardino Lié.jpg

 

.incontenibile, incontentabile
per natura
per fede
per fortuna
sono una donna che ama
e non m’importa
il tempo
il senso
il futuro
il perché né il per come
sono una donna che ama
sola
in compagnia
dall’altro capo del mondo
in questo preciso punto
qui nella testa
qui nel ricordo
con poche parole, poche carezze
di cuore e di pancia
sono una donna che ama.

.anacronistica.

Lié Larousse

dal nuovo libro di racconti di poesia e fotografia .la vita comunque. in uscita per #bestsellerbooks

DuediRipicca Libroarbitrio
Curatore del libro Gianluca Pavia
Editore Bestseller Books & Co.
Fotografo Gabriele Ferramola

www.libroarbitrio.com

#lavitacomunque #WHISKEYESODACAUSTICA #staytuned #stayduediripicca #liélarousse #gianlucapavia #warnerbrosentertainment #poesia #fotografia #amore

365 giorni, Libroarbitrio

.di niente. Lié Larousse

.la vita comunque. Lié Larousse

.di me
una volta
sapevi tutto
ora
non sai più niente 
non sai più di niente
per me.

365 giorni, Libroarbitrio

Lié Larousse per LIBRO: CHE SPETTACOLO! Al museo ingresso gratuito Domenica 14 aprile alle ore 11:00

Copertina Lié Larousse - Miraggi Edizioni

.a volte
mi sembra di sentire
il cuore farmi male.
 
 
Questa, e altre lunghissime poesie diverse da questa, estratte dal libro .Lié. di  Lié Larousse vi aspettano con emozione trepidante domenica 14 Aprile per l’iniziativa LIBRO:CHE SPETTACOLO! presso La Galleria Nazionale in Via delle Belle Arti, 131,  #roma
 
Ricordate: chi porta un libro di un autore italiano e lo lascia in cassa entra nel museo gratuitamente!
 
Tutti gli scatti all’interno del libro sono del fotografo Gabriele Ferramola
 
 
.Lié. è acquistabile in tutte le librerie grandi e piccine e anche online:

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