colla e legno
colla e carne
colla e bava
marionette
uomini
bestie
burattinai di voi stessi
spettacolate al buio, bravi tutti,
perché non ci provate alla luce,
del giorno. venite da me ora. no?
365 giorni
colla e legno
colla e carne
colla e bava
marionette
uomini
bestie
burattinai di voi stessi
spettacolate al buio, bravi tutti,
perché non ci provate alla luce,
del giorno. venite da me ora. no?
Lié Larousse nasce in un circo itinerante tra stoffe di taffetà ruvida seta in baco e carta straccia. Non sa che giorno fosse né l’anno né la direzione che prese il treno, forse spinto sulle rotaie dal canto stridulo di ogni palpitante sterzata o forse dalle urla del parto di un’ipotetica madre immaginata sotto ogni forma. Quel che è certo, è che, quell’ammasso di ferro legna e carne in transito era vivo, colmo di saltimbanchi, clown, bestie, lustrini e paillette.
– Lié faceva caldo, quello, si me lo ricordo, ma fuori di qui cara, un freddo, quello anche mi ricordo, e poi non insistere con me, chiedi a Mr Freak ti saprà dire di più – .
Mr Freak, bellissimo, alto l’inimmaginabile irremovibile dal suo sgabello con la fisarmonica in grembo e l’armonica alla bocca, appena la vedeva sbucare dal nulla la spostava di lato col bastone argenteo imperando -Fsthgrfth!- .
Lié continuò a chiedere.
Chiese a tutti, ai giocolieri con le clave, a Sir Amour il clown così tanto triste d’esser meravigliosamente felice, al mangia fuoco Evviva con la tutina gialla aderente e le polpette puzzose di petrolio, alla signorina Edena la donna più bella dell’universo con tre capezzoli, ai due antichi teatranti Ostilis, a Cano lo straordinario pianofortista quadrupede, al triste Robért col trucco sempre al contrario e il diario nascosto che solo lei sapeva dove trovare.
Nulla.
Nebbia .
Ombre.
Ogni risposta una chiusura di porte senza maniglie.
Inerme ad ogni ingresso riappariva lui, bellissimo, ad attenderla sempre, l’incomprensibile Mr Freak.
Ma si narra che fu all’imbrunire di un tempo senz’etere, che un uomo, con la mascella serrata e gli occhi di sangue, vestito di cicatrici d’acciaio salì sulla carrozza 17 di quel malridotto treno. Stese una coltre di cellulosa ricoprendo l’intera cabina che iniziò a riempirsi d’acqua di mare e le sue mani elettrizzate dalle correnti vorticarono una tempesta di dipinte parole e pesci mille colori nuotavano balzando di vagone in vagone e sabbia dorata ondeggiava nella forma dei desideri e zampilli d’acqua cristallina si infrangevano contro lamiere e corpi componendo musica di tutte le note. Gli abitanti del treno si precipitarono ad ammirare la magia, e tra chi applaudiva entusiasmato e chi vociferava pettegolezzi la voce dell’incomprensibile Mr Freak, bellissimo, alto l’immaginabile irremovibile dal suo sgabello con la fisarmonica in grembo e l’armonica alla bocca, mise tutto a tacere imperando:
– Lié, lui è il Guerriero Poeta. Tuo Fratello! –
Così oggi, ad un età inconsapevole, con i capelli spagliati di un colore incolore, vi presento storie di genti del mondo, com’erano e in astratte forme come saranno, qui, dietro le quinte di questo palcoscenico fluttuante leggerete l’idillio della vita degli esseri quali siamo dove conduce. Col mio unico ricordo. Vero. Solo mio. Che d’improvviso di giorno o in sogno m’appare, col profumo caldo di neve silenziosa e sale marino.
Come è nel vostro verbo
sarò acqua
liscia e trasparente
fluirò via
mescolerò cammini
e gradino
dopo gradino
scoprirò chi sono
creando già da ora
il mio oggidomani
grazie
Guerriero Poeta.
Lié
“U-u-u-u-u-u-hu-hu-huu!…guardatemi, muoio. E il mio ululato si confonde con quello della tormenta che così, attraverso il portone, mi canta la sua messa da morto. E’ finita per me, proprio finita. Un individuo schifoso, con quel suo lurido berretto, il cuoco della mensa per l’alimentazione normale degli impiegati del Consiglio Centrale dell’Economia Nazionale, si è preso il gusto di sbattermi addosso una pentola d’acqua bollente e mi ha mandato in malora il fianco sinistro. Brutta carogna! E sì ch’è un proletario!…Santissimo Iddio, che male mi fa! Quell’acqua diabolica m’ha lessato la carne fino all’osso, e ho un bell’ululare, tanto non serve a nulla!
Che male gli facevo? Non è certo frugando tra i rifiuti che si deruba il Consiglio dell’Economia Nazionale. Razza di porco! Dovreste vedere che brutto muso. E, quanto al resto, è più largo che lungo. Un delinquente con la faccia di bronzo . Ah, questi uomini…M’ha rovinato il fianco verso mezzogiorno e adesso è quasi buio, saranno le quattro, a giudicare dall’odorino di cipolla che si effonde dalla caserma dei pompieri sulla Precistenka. Come sapete, quelli s’ingozzano di polentina e basta: è l’ultima risorsa, un po’ come i funghi. Del resto, certi cani amici miei della Precistenka mi son venuti a dire che in via Neglinnaja, al ristorante “Bar”, ti rifilano il piatto del giorno – funghi in salsa piccante – per tre rubli e settantacinque copechi la porzione… Questione di gusti, un po’ come quello di leccare una caloscia…
U-u-u-u-uh… il fianco mi fa un male d’inferno e non ho dubbi sul futuro che mi attende: domani sarò coperto di piaghe e, mi domando, come farò a curarle? D’estate, basta una bella trottata al parco Sokolniki, dove cresce un’erba speciale, veramente egregia, e inoltre uno può rimpinzarsi gratis di avanzi di salame. I nostri bravi cittadini, poi, ti seminano intorno tante di quelle cartacce piene d’unto che ne hai da leccare per ore e ore. Se non fosse per quella solita, dannata larva notturna che si mette a cantare al chiar di luna “Celeste Ai-i-i-da”, roba da mozzarti il respiro, sarebbe una vera pacchia. Ma dove volete che vada, in questo stato?…
Incassato calcioni? Eccome!… Mattoni nelle costole? Altro che! Le ho passate tutte, sono rassegnato al mio destino e se ora faccio la lagna è solo per il dolore fisico e per il freddo, ma lo spirito è sempre in gamba… Spirito di cane ha sette vite, lo sapete.
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