365 giorni, Libroarbitrio

Venerdì 26 ottobre alle ore 17:15 ALLA FESTA DEL CINEMA DI ROMA “KLUNNI THE CLOWN”

– EVENTO DI SETTORE –
In collaborazione con la Fondazione Cinema per Roma e con la Roma Lazio Film Commission,  venerdì 26 ottobre all’Auditorium Arte durante la Festa del Cinema di Roma alle ore 17:15 sarà proiettato Klunni the clown delle registe Sara Colonnelli e Francesca Conte, cortometraggio di genere thriller psicologico, nato con l’obiettivo di divulgare quanto più possibile la lotta contro la pedofilia.
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Questo sarà possibile, grazie all’organizzazione CinemadaMare nata con l’intento di dare spazio e opportunità ai giovani filmmaker. L’evento serve a dare visibilità agli autori dei corti scelti dal momento che alle proiezioni saranno presenti professionisti del settore.  
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Klunni the clown nasce come cortometraggio in vista di una mini serie con l’intento di porre l’attenzione sulle conseguenze degli abusi sessuali su minori, sfruttando il cinema come potente mezzo di diffusione.
articolo di
Lié Larousse & Gianluca Pavia
DuediRipicca #2drartgallery
365 giorni, Libroarbitrio

SALVIAMO IL PIDOCCHIETTO Io L’8 – contro la chiusura del Cinema Delle Provincie

SIT-IN “DI PROPOSTA” NO ALLA CHIUSURA DEL CINEMA DELLE PROVINCIE, COSTITUZIONE SPONTANEA
“COMITATO ARTISTICO PER LA SALVAGUARDIA DEL PIDOCCHIETTO”

CINEMA DELLE PROVINCIE

LUNEDI’ 8 OTTOBRE 2018 ORE 18.30
INCONTRO CON 
ATTORI, REGISTI,
ARTISTI E IL QUARTIERE 

PER DIALOGO PROPOSITIVO E PER SCONGIURARE 
LA SOSPENSIONE DELL’ATTIVITA’ CINEMATOGRAFICA DELLA STORICA SALA PARROCCHIALE SORTA NEL 1934

“Un quartiere intero, quello di Piazza Bologna, a Roma, è in agitazione per la sospensione della regolare attività cinematografica da parte del nuovo parroco di Sant’Ippolito riguardante la storica sala cinematografica CINEMA DELLE PROVINCIE, memoria storica dell’intera città, datata 1934.
Il nuovo parroco, Mons. Manlio Asta succeduto nei mesi scorsi a Don Mauro Cianci, nell’omelia di domenica 30 settembre ha comunicato ai fedeli il “cambio di destinazione ARTISTICA E CULTURALE della sala” che, dall’estate, non ha più riaperto al pubblico. Durante la sua predica, tra lo stupore degli astanti, l’alto prelato ha dichiarato di utilizzarla d’ora in avanti per scopi più propriamente religiosi, come seminari e convegni, per farla diventare luogo di incontro per genitori e ragazzi sul Vangelo, facendo riferimento anche a problemi di natura economica.
La protesta si è immediatamente riversata sul web e centinaia di commenti hanno invaso la pagina Facebook ufficiale dei residenti e degli amici del quartiere, “Quelli di Piazza Bologna!”, che annovera circa 13 mila iscritti.
Nel giro di poche ore la decisione – appoggiata dai fan della pagina e dalla collettività – di incontrarsi e capire come poter affrontare il problema e magari risolverlo insieme, alla presenza di tutti i soggetti interessati e con l’appoggio di attori, registi e addetti ai lavori dell’ambiente cinematografico.
Ne è sorto uno spontaneo COMITATO ARTISTICO PER LA SALVAGUARDIA DEL PIDOCCHIETTO a cura di Pier Paolo Mocci, giornalista ed editore, e Massimiliano Bruno, attore, sceneggiatore e regista, nato e cresciuto a Piazza Bologna (dove ha spesso ambientato scene dei suoi film).
“Il Comitato Artistico per la Salvaguardia del Pidocchietto – dichiarano Mocci e Bruno – si mette a disposizione della cittadinanza e della Parrocchia di Sant’Ippolito Martire da tutti i punti di vista: artistico, tecnico, ricerca sponsor, intermediazioni con settore audiovisivo e istituzioni, affinché la storica sala romana possa proseguire la sua tradizionale attività cinematografica. Il nostro contributo sarà quello di incoraggiare e sostenere l’attività, coinvolgendo attori, registi e artisti disponibili alla causa, pronti a presentare al pubblico le loro opere. Qualora ce ne fosse un reale fabbisogno, siamo disposti ad attivarci per reperire sponsor del settore e fronteggiare eventuali problemi di natura economica”.
Il primo incontro di proposta è fissato per Lunedì 8 Ottobre 2018 alle ore 18,30 al Cinema delle Provincie (Viale delle Provincie 41) alla presenza di Massimiliano Bruno, Pier Paolo Mocci e numerosi attori, registi e addetti ai lavori (in continuo aggiornamento e in via di definizione).”

Info: pierpaolo.mocci@gmail.com
Link Fb: https://www.facebook.com/events/2150737408515194/

 

 

 

2dR ART GALLERY @ THE PUBLIC HOUSE ROME, 365 giorni, Libroarbitrio

FINAL CALL 2dR & Artists The Public House Rome VENERDI’ 25/5/18 ore 21:00

LA ROSSA di Antonio Conte

“Bella come una bottiglia di Coca cola piena di latte” D. Pennac
Opera LA ROSSA (2017) di Antonio Conte
(In mostra venerdì 25 maggio dalle ore 21:00 per FINAL CALL 2dR & Artists The Public House Rome  )

FINAL CALL 2dR & Artists
Venerdì 25 maggio dalle ore 20:30 festeggeremo la chiusura della stagione invernale della 2dR ART GALLERY con una serata dedicata all’arte in ogni sua forma: musica, teatro, pittura, fotografia, poesia e birra al The Public House, locale notturno nel cuore di #roma, in Via delle Tre Cannelle 8/9 con:

– ASMA DI POESIA (Teatro poetico)
Daniele Casolino con MATTEO, ALFONSO, e ENZO
– ACCORDI PARLATI ( Piano e Voce)
Sara Col Valeria Papaleo
– IL CASO DEI FIGLI ALFAPARLANTI (Video Maker – Booktrailer)
Andrea D’Errico
– MANCANZA ( Reading poetico )
Ilaria Palomba

Organizzato e diretto da Lié Larousse Gianluca Pavia DuediRipicca
#2dR
Media partners Urban Mirrors Specialmente Donne Libroarbitrio

Mostra in corso con gli artisti: Aurora Rory AgreIunio Marcello Clementi,Sarah BenvenutiGabriele FerramolaAntonio ConteSalvatore Graf,Alessandro CrapanzanoJade Boissin.

2dR ART GALLERY è anche LIBRERIA, e da noi, potete trovare in vendita i libri dei più importanti scrittori contemporanei viventi: Daniela Cicchetta con la sua Matelda cammina lieve sull’acqua; Marco Rinaldi con Non voglio bene a nessuno e Il grande Grabski; Giovanni Jacob Lucchese con Pop Toys e Questo sangue non è mio; Guido Catalano Segundo con I cani hanno sempre ragione, Ti amo ma posso spiegarti, Sono un poeta cara e Motosega; Cristiana Tognazzi con Blu; Valerio Di Benedetto con Amore a tiratura limitata; Andrea Mauri con Mikey Mouse 03 e L’ebreo venuto dalla Nebbia; Marco Caponera con L’isola di plastica; Gianluca Pavia con Spietate Speranze e BLACKOUT; Luca Ragagnin con Agenzia Pertica e Musica per Orsi e Teiere; Andrea Zorretta con D’amore.Di rabbia. Di te; Marco Polanicon Bianca Dentro; Lié Larousse con .Lié. .

Con gli editori: Fazi EditoreNED EdizioniMiraggi EdizioniAlter Ego EdizioniMapMagazine NED EdizioniIl seme bianco

Per prenotare un tavolo chiamare 06 679 7591

INGRESSO LIBERO – FREE ENTRY

365 giorni, Libroarbitrio

L’abbiamo visto in anteprima: FABRIZIO DE ANDRE’ IL PRINCIPE LIBERO – Il Film – RAI FICTION e ve lo consigliamo!

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Tutti dovrebbero vedere questo film.
In primis tutte quelle persone che con troppa facilità ed ignoranza esprimono il loro parere giudicando la vita di un artista, di qualsiasi artista, dal pittore all’attore, dal poeta al cantante, senza aver mai avuto a che fare davvero con il mondo dell’arte, né con nessuno di loro.

Perché? Perché questo film non racconta solo i momenti salienti della vita del grande cantautore italiano che è tutt’oggi De André, ma di ogni persona che ha fatto parte della sua vita, a partire dal padre Giuseppe De André, fino ad arrivare a Luca Marinelli. E se nel guardare la pellicola, liberi da preconcetti, riuscirete a carpire ogni istante della sua vita, e quella di ogni personaggio, allora questo film vi regalerà il più grande degli insegnamenti: conoscere è la libertà.

Fin dal primo minuto si respira proprio aria di libertà, poetica e musicale, che sarà la vera ambientazione di tutto il racconto, dalla Genova dell’adolescenza, alla Sardegna della vita adulta, proprio da qui inizia il lungometraggio, dalla tenuta in Gallura per poi percorrere a ritroso quarant’anni di vita artistica di De André. Vita artistica, punto. Glielo dice Luigi Tenco “Non puoi dividere la vita personale da quella artistica”, durante una delle loro nottate birra e spiaggia. Luigi Tenco, interpretato da Matteo Martari, che diventerà presto amico e complice di intuizioni poetiche su carta, e scoperte musicali d’oltre oceano. Il giovanissimo De André lo vediamo approcciarsi alla musica con la chitarra, regalatagli dal padre dopo aver avuto il coraggio di confessargli che no, suonare il violino non gli piaceva affatto, ed ecco che il coraggio di scegliere da sé diventa l’obiettivo di una vita, così come avere sempre la penna e stracci di carta alla mano, pronto ad annotare pensieri, frasi ascoltate, o parole che scrive mentre beve e scambia opinioni con amicizie importanti, che ne formeranno il carattere, che lo ispireranno, come quella straordinaria con Paolo Villaggio, interpretato da Gianluca Gobbi (calato perfettamente nella parte), a fargli presente la grandezza dei testi, della sua voce, prima di chiunque altro, che lo porterà a leggere e a cantare tra amici al bancone, e poi sul palco di un piccolo teatro. De André venticinquenne e ostinato, che preferisce la compagnia di prostitute e i loro avventori alle giovani della borghesia, mondo quest’ultimo dove le feste altro non sono che stanze sorde dove “parlare di niente”, ma dove trova il primo grande amore, e scoprire col tempo, quanto lontano e doloroso sia da lui, e quanto non faccia più parte del suo essere. Durante gli anni del successo tentenna, fugge, quasi sopraffatto da nuove forme di paura, come quella di desiderare di prendersi una pausa, temendo però di non riuscire più a scrivere, ad incidere dischi, e poi ritrovarsi innamorato, di nuovo, di colei che diventerà la sua compagna, poi seconda moglie Dori Ghezzi, con lei il coraggio di cambiare vita, il primo concerto, il sequestro e il dolore della reclusione imposta, ma quando finalmente torna libero vive, vive davvero la libertà che ha sempre cercato, scritto e cantato.

“Grazie al cielo ho una bocca per bere e non è facile 
Grazie a te ho una barca da scrivere ho un treno da perdere 
E un invito all’Hotel Supramonte dove ho visto la neve 
Sul tuo corpo così dolce di fame così dolce di sete 
Passerà anche questa stazione senza far male 
Passerà questa pioggia sottile come passa il dolore ”
Fabrizio De André

Il film arriverà nelle sale come evento speciale il 23 e 24 gennaio e su RAI 1 diviso in due parti,
il 13 e 14 febbraio, noi ve lo consigliamo vivamente!
Articolo di Lié Larousse & Gianluca Pavia /2dR
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“Amleto” William Shakespeare

lottatore - Schiele
Chi è Ecuba per lui, o lui per lei,
per piangerla in quel modo? E che farebbe,
lui, con le mie ragioni, e con in bocca
le battute di ciò che provo io?
Bagnerebbe di lacrime la scena,
strapperebbe  le orecchie con dei gridi
che cadrebbero giù come fendenti
a inorridire i giusti, a dare orrore
di se stessi ai colpevoli, a confondere
i poveri ignoranti, a gettar tutte
le facoltà degli occhi e delle orecchie,
nello stupore e nella confusione.
E io, povero, tardo, opaco, triste
Giovannino dei sogni, io inetto a agire,
non ho battute! – no, non per un re
di cui la vita e la prosperità
fu fatta a brani. Sono dunque un vile?
E chi mi insulta? Chi mi rompe il collo?
Chi mi strappa la barba, e me la sbatte
in faccia? Chi mi tira il naso? Chi
sostiene che io mento per la gola
e più giù, nei polmoni – chi fa questo?
Dio! Se lo accetterei! Il fatto è
che ho cuore di colomba, e non ho il fiele
che fa amaro il soffrire.
Altrimenti, a quest’ora avrei ingrassato
legioni di avvoltoi di tutti i cieli
col carname di questo miserabile.
Maledetto, schifoso puttaniere!
Impudente, vigliacco, ripugnante,
volgare puttaniere!

Il mio spettro può essere anche il diavolo,
a cui piace truccarsi, sì, e forse,
potente come è lui sulle nature
fragili e malinconiche, m’inganna
per dannarmi.

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“La ragazza che giocava con il fuoco” Stieg Larsson

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Quello era il nocciolo del problema.
Non esisteva praticamente nessun dubbio che una strega come Lisbeth Salander avesse fatto in tempo a procurarsi un certo numero di nemici nel corso degli anni.
L’avvocato Bjurman aveva però un grosso vantaggio.
A differenza di tutti gli altri che per un motivo o per l’altro potevano essersi arrabbiati con la ragazza, lui aveva accesso illimitato alle sue cartelle cliniche, alle relazioni degli assistenti sociali e a quelle degli psichiatri.
Era una delle poche persone in Svezia a conoscere i suoi segreti più intimi.
Ma la cartella personale che l’ufficio tutorio gli aveva fornito quando aveva accettato l’incarico di tutore della ragazza era breve e sommaria – circa quindici pagine che fornivano un’immagine generale della sua vita da adulta, un riassunto della perizia psichiatrica, la decisione del tribunale di metterla sotto tutela e la revisione contabile dell’anno precedente.
Aveva letto il sunto più e più volte.
Quindi aveva cominciato sistematicamente a raccogliere informazioni sul passato do Lisbeth.
Da avvocato sapeva molto bene come comportarsi per raccogliere informazioni negli uffici pubblici.
In qualità di suo tutore non aveva nessun problema a superare la segretezza che circondava la sua cartella clinica.
Era una delle poche persone che potevano ottenere qualsiasi documento che riguardasse Lisbeth Salander.

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“Non andartene docile in quella buona notte” Dylan Thomas

Vuoto cosmico

Do not go gentle into that good night,
Old age should burn and rave at close of day;
Rage, rage against the dying of the light.

Though wise men at their end know dark is right,
Because their words had forked no lightning they
Do not go gentle into that good night.

Good men, the last wave by, crying how bright
Their frail deeds might have danced in a green bay,
Rage, rage against the dying of the light.

Wild men who caught and sang the sun in flight,
And learn, too late, they grieved it on its way,
Do not go gentle into that good night.

Grave men, near death, who see with blinding sight
Blind eyes could blaze like meteors and be gay,
Rage, rage against the dying of the light.

And you, my father, there on the sad height,
Curse, bless me now with your fierce tears, I pray.


Do not go gentle into that good night.
Rage, rage against the dying of the light.

Non andare docile in quella buona notte,
I vecchi brucino infervorati quando è prossima l’alba;
Infuriati, infuriati contro il morente bagliore.

Benché i savi infine ammettano ch’era giusta la tenebra
Poiché le loro labbra nessun fulmine scagliarono
Non se ne vanno docili in quella buona notte.

Gli onesti, nell’onda ultima, urlando quanto fulgide
Le fragili opere potevano danzare in verdi anse
Infuriano, infuriano contro il morente bagliore.

I bruti che strinsero e cantarono il sole in volo,
E tardi appresero d’averne afflitto il corso,
Non se ne vanno docili in quella buona notte.

Gli austeri, morenti, scorgendo con vista cieca
Che gli occhi infermi splendono e gioiscono come bolidi
Infuriano, infuriano contro il morente bagliore.

E tu, padre mio, là sulla triste altura, ti prego,
Condannami, o salvami, ora, con le tue fiere lacrime;
Non andare docile in quella buona notte.
Infuriati, infuriati contro il morente bagliore.

Grazie all’amico scrittore Lollo che lo scorso ieri al cinematografo con la sua Bella ha scovato questi versi e me ne ha fatto dono, ed oggi qui per tutti noi !

365 giorni, Libroarbitrio

Ride L.L.

Rocky

E quando ci penso la domanda che le faccio è sempre questa:

ma cosa credi sia la vita? Cosa vorresti da lei bambina astronauta?

Ali di petali di tulle indaco vorrei

mani e sorriso per carezzare le lacrime di chi ingiustamente piange

vorrei essere io quella Lei a cui L’etere insaziabile scrive lettere mentre la notte gli si rovescia liscia addosso

eliminare il palcoscenico dal mondo coi suoi attori e le loro maschere e costumi

 città senza catrame

aria che non puzzi d’avidità umana.

La bambina astronauta è sempre accovacciata nell’angolo

con le braccia strette alle ginocchia

e quel casco troppo grande che è diventato il suo rifugio

e allora vado a prenderla per mano

le dico che in fin dei conti ci sarà sempre chi reciterà una miserabile parte ma non importa

perché c’è e ci sarà sempre anche chi lotterà per inseguire i propri piccoli giganteschi irreali sogni

che sa che si farà tanto male per realizzarli ma pure questo non importa

Lui si darà forte contro ogni raggiro

e con un gancio finale ogni inganno crollerà a terra esanime

come in un incontro di pugilato

perché chi vince duro

vince solo per KO.

E la bambina astronauta ride ed io con lei.

L.L.

365 giorni, Libroarbitrio

Il teatro all’Italiana

Roma 18 marzo 2013

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Alla fine del Cinquecento, la costruzione del Teatro olimpico di Vicenza offre una soluzione architettonica per la messa in scena delle prime opere classiche italiane.

Questo modello, basato sulla presenza di un uditorio a forma di ferro di cavallo e di un palcoscenico determinato da un arco di proscenio, si rifà al modello dei teatri greci. Un passo successivo è costituito dall’edificazione del Teatro farnese di Parma che introduce un boccascena – ovvero quella porzione di palcoscenico attraverso il quale  il pubblico vede lo spettacolo- capace di nascondere gli ingombranti macchinari per il movimento delle scenografie e differenzia, al centro delle gradinate della cavea, un palco per i duchi.

Questi elementi si modificano sempre più nel corso del Seicento.

La gradinata viene sostituita da una bassa platea e da file di balconi rialzati dove il pubblico prende posto a seconda dell’importanza e del ceto sociale. Al centro troneggia il maestoso palco reale. In questa struttura di riflette la gerarchia sociale e gli spettatori diventano parte dello spettacolo in continuo gioco di sguardi nel quale il fasto e la ricchezza vengono messe in mostra.

Parallelamente, il movimento delle scenografie dipinte diventa sempre più complesso sia per i cambi di scena, sia per il complicato disegno di prospettive costruito dagli scenografi. Con questo apparato il movimento degli attori è relegato ad uno spazio ridotto per non disturbare  l’effetto ottico della prospettiva con l’eccessiva vicinanza delle scene.

Questa struttura è quella che caratterizza il cosiddetto teatro all’italiana e che va precisandosi in edifici con una struttura allungata a pianta ellittica divisa nelle zone del palco, della platea a piano inclinato e dalla successione verticale dei palchi.

Questo modello si diffonde in tutta Europa e si afferma come struttura del teatro sino a tutto l’ Ottocento.

A domani

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