Opera “Tra me e me” di Pietro Mancini
Dovunque il guardo giro,
immenso Dio, ti vedo:
nell’opre tue t’ammiro,
ti riconosco in me.
La terra, il mar, le sfere
parlan del tuo potere:
tu sei per tutto; e noi
tutti viviamo in te.
365 giorni
Che disastro!
sei fatto per cose grandi e belle
e hai sempre questa sorte infame
che coraggio e successo ti rifiuta;
hai consuetudini vili come intralcio,
meschinità,
indifferenze.
Ed è tremendo il giorno che ti arrendi
(il giorno che rinunci e ti dai per vinto)
e ti metti in cammino verso Susa
per andare a trovare il re Artaserse
che benigno ti accoglie alla sua corte
e ti offre satrapie e favori.
E tu li accetti con disperazione
queste cose di cui non sai che farti.
Ben altro chiede l’anima, per altre cose piange:
per le lodi del popolo e dei Saggi,
i preziosi e difficili consensi;
e l’Agorà, il Teatro, le Ghirlande.
Come può darti tutto ciò Artaserse?
La satrapia può darti queste cose?
E senza queste, me la chiami vita?
Roma 4 maggio 2013
Sogna il guerrier le schiere
Sogna il guerrier le schiere,
le selve il cacciator,
e sogna il pescator
le reti e l’amo.
Sopito in dolce obblio,
sogno pur io così
colei, che tutto il dì
sospiro e chiamo.
I numerosi testi scritti da Metastasio furono musicati da quasi tutti i compositori del suo tempo.
Il solo libretto Artaserse, da cui è tratta la poesia che abbiamo sopra letto, fu musicato da un centinaio di autori.
Metastasio ridette dignità letteraria ai drammi musicali, poiché concepì i loro libretti come entità letterarie già perfette.
Riformò il melodramma anche in alcuni aspetti strutturali: separò la razionalità dalla sensibilità, cioè l’azione, affidata a lunghi recitativi, dall’effusione lirica, limitata alle arie conclusive di ogni scena ed eliminò definitivamente qualsiasi elemento comico dall’opera seria, tenendo ben distinti i due generi.
A domani
LL
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