365 giorni, Libroarbitrio

AMORE MATERNO – Massimiliano Zuin

De_Chirico_Le_Muse_inquietanti

Rientro a casa a notte fonda
Cazzo dico? È già matino
So quasi e sei, faccio cifra tonda
Ma mi madre è li ‘n cucina
Tiro dritto dentro ‘a stanza disperato
Nun l’ho scampata manco stavorta
Lei scatta co’ l’agguato
Co’ ‘a solita invadenza me chiede ‘ndo so stato
Dice che so’ ‘n’ indecenza
Sicuramente me so’ drogato
Prima o poi divento pazzo
E co’ tutto er mio rispetto
Nun me devi rompe er cazzo
Giro i tacchi e vado a letto

di Massimiliano Zuin

365 giorni, Libroarbitrio

Freud e “il complesso di Edipo”

Roma 28 settembre 2013

Che cosa determina la psicologia degli esseri umani?

Il complesso di Edipo

Nel complesso di Edipo, di certo la più popolare fra le dottrine psicoanalitiche, Freud sintetizza la sua rivoluzionaria visione dell’infanzia.

Il bambino non è quell’essere puro e asessuato descritto dalla tradizione; se pur del tutto inconsciamente anche il fanciullo, come l’adulto, è dominato dall’istinto sessuale. 

Anzi, più precisamente, il bambino vive una sessualità “perversa”, ossia egocentrica, fissata negli oggetti d’amore e totalmente “desiderante”, ossia indifferente al principio di realtà.

L’oggetto dell’amore infantile  è in particolare la madre, l’oggetto della sua gelosia il padre, il cui posto egli vorrebbe occupare.

Freud scorse nell’antica tragedia di Edipo un mito fortemente rivelatore dei meccanismi dell’inconscio: nella storia di Edipo, che sposa senza saperlo la madre dopo aver ucciso il padre, anche in questo caso senza piena consapevolezza del proprio atto, è contenuta una fantasia inconscia attraverso cui ogni bambino è destinato a passare.

Dice Freud:

“Come Edipo, viviamo inconsapevoli dei desideri, offensivi per la morale, che ci sono stati imposti dalla natura, e dopo la loro rivelazione noi tutti vorremmo distogliere lo sguardo dalle scene della nostra infanzia”.

A domani

LL

365 giorni, Libroarbitrio

Marcel Proust : il romanzo della società in crisi

Massa Marittima 18 agosto 2013

Marcel Proust scrittore

Marcel Proust nacque a Auteuil, presso Parigi, nel 1871 da una famiglia borghese benestante; il padre era medico, la madre di origine ebraica, era una donna colta e da lei Marcel imparò a coltivare interessi di tipo letterario.

Divenne amico del poeta Robert de Montesquiou, che lo introdusse negli ambienti aristocratici e mondani della Parigi di fine secolo.

Dopo un primo volume di racconti, tra il 1896 e il 1904, lavorò a un romanzo, coltivò i suoi interessi artistici e studiò architettura, pittura, scultura.

Nel 1902 perse il padre; tre anni dopo, la morte di sua madre di cui era legato da un affetto quasi morboso lo gettò in uno stato di profonda prostrazione.

L’asma allergica di cui soffriva divenne cronica e nel 1906 egli si ritirò dalla vita sociale chiudendosi in un appartamento di Parigi che fece insonorizzare per isolarsi totalmente dal mondo.

Per sedici anni Proust lavorò a un’impresa colossale, un romanzo in sette volumi dal titolo Alla ricerca del tempo perduto, di cui vide pubblicati solo i primi quattro.

Morì infatti nel 1922 e le ultime tre parti del romanzo uscirono postume nei cinque anni immediatamente successivi.

Proust segnò una profonda trasformazione nella narrativa del primo Novecento rispecchiando nelle strutture della sua opera un nuovo modo di conoscere che prescinde dalla presunta obiettività reale e si affida totalmente alla percezione del soggetto narrante.

Nel grande romanzo proustiano il protagonista ricrea la realtà attraverso la memoria.

Il ricordo rigenera fatti, persone, luoghi e li definisce attraverso il filtro dell’emozione, in cui consiste la loro essenza più profonda.

In questo tipo di scrittura assistiamo alla distruzione del tempo ordinato cronologicamente.

Il ricordo, scatenato da eventi apparentemente insignificanti e casuali, apre squarci improvvisi e profondi alterando la successione lineare degli eventi.

La durata del tempo narrativo viene a dipendere dall’importanza che i fatti assumono nella sfera emotiva del narratore.

Anche lo stile riflette lo stesso andamento: la catena dei ricordi implica infatti una scrittura complessa , di ritmo lento, articolata in periodi lunghi che si aprono in incisi e si dilatano nella successione delle subordinate.

Col suo caratteristico stile, la Ricerca disegna un ritratto molto ampio e articolato di quella società parigina agli inizi del secolo dalla quale Proust trasse i modelli per i suoi personaggi.

I sette romanzi de “Alla ricerca del tempo perduto”:

La strada di Swann, 1913

All’ombra delle fanciulle in fiore, 1919

I Guermantes, 1920-21

La prigioniera, 1923(postumo)

La scomparsa di Albertine, 1925 (postumo)

Il tempo ritrovato, 1923-27 (postumi)

A domani

LL