Nella grande e antica città di Smeralda viveva un astrologo di nome Alcabizio.
Tale era la sua fama della sua bravura che re, mercanti e mendicanti
facevano la coda fuori dalla sua casa per consultarlo. Ma
non tutti i re e i mercanti ricevevano la stessa attenzione
che l’astrologo destinava ai mendicanti.
Nel silenzio della notte Alcabizio
scrutava il cielo e le stelle
per scoprirne i segreti.
Intanto di là del mare una ragazza lavorava in un supermarket.
Un taxista aspettava i clienti pensando alla prossima rata del mutuo da pagare.
Ragazzi guardavano un film di paura mangiando popcorn.
Due innamorati si baciavano al parco, masticando lo stesso chewing gum rosa.
Poliziotti vigilavano sul mondo, dopo aver bevuto un caffè lungo.
Quando la notte si faceva fonda e buia,
una fredda coperta di smog si posava sulla città silenziosa,
attraversata solo da gatti neri come la pece.
Poco prima dell’alba Alcabizio consultava gli astri delle torri di Smeralda.
E intanto cercava di capire da dove arrivasse quell’odore aspro e forte.
Di supermarket,
di taxi,
di mutuo da pagare,
di popcorn,
di chewing gum rosa,
di caffè,
di smog,
di gatti,
di pece,
che il mare portava di notte.
Tag: Amen
Inquieto – Lindze
Come una chiocciola
che la notte
bruca l’umida verdura
e il giorno chiusa
nel suo guscio
sogna il vasto oceano.
Come le megattere
che del mare
cantano il mistero,
gli oscuri abissi
e tramandano
le antiche storie
di quando
piene di dolore
lasciarono la terra.
Come le meduse
che viaggiano lontano
arrese alle correnti
e nulla sognano poiché
esse stesse sono
il sogno incorporeo
di mari dormienti.
Come un cane
alla catena
che ulula alla luna
e ricorda quando
correva libero
per le foreste
e il sapore della preda
e del suo caldo sangue.
Come una sequoia
millenaria che guarda
gli uomini come
fossero formiche
e rimpiange
un passato antico
in cui essi le cantavano
la sua grandezza e
la sua gloria.
Come il primo
respiro di un neonato
che non capisce
cosa sia il dolore
e rabbioso urla
il tempo in cui
era perso nel suo
sogno amniotico.
Come il repentino
raggrumarsi delle nubi,
e i lampi come graffi
improvvisi della tela
e quella maledetta
attesa
in sospensione
e poi finalmente
il nubifragio.
Come un uomo solo
in una stanza
mal illuminata,
gli artigli fra i capelli
che tenta di arginare
un vuoto
che non ha provenienza.
E prega che la notte
cali il suo mantello oscuro,
la sua unica amica
e gli doni, infine,
l’agognato oblio.
Lindze
Hai fatt’ a coppoloni …
Hai fatt’ a coppoloni
‘O Saracino
‘O piopp
‘O purmine
‘O pipiciello
‘O clarino
‘A fisarmonica
‘O tamburiel
‘A naccherelle
‘A tarantel
‘A maccheronara
‘A mela annurc’
‘A matinata
‘A giumenta
‘A croce
‘A iumara
‘O vosco
Iam’ iammacinne
‘Ntenghe tiemp
Nun ce pozzo penzà
Si nu scèm
Ti sé’ fatt ‘nzup comme ‘na piecora
Appiccia e ‘nmora
Levattillo
In cim’annanzi
Fatti frigge
Stav’a loco
Niend
Quante cacciate rici
Ma va fa lippe
E statte citto
Casa mia iato mio, casa mia iato mio, casa mia iato mio…
…ed io ora vivo nel caos dell’incredulità e dei ricordi…
Amen
Sole d’estate – Grazia Deledda
“Febbre” Sylvia Plath
Paura? Cosa vuol dire?
Le lingue dell’Inferno
sono ottuse, ottuse come la tripla
lingua dell’ottuso, grasso Cerbero
che anela sulla porta. Incapace
di sanare leccandolo l’infiammato
tendine, il peccato, il peccato.
Sfrigola l’esca da fuoco
l’indelebile puzza
di candela soffocata!
Si srotolano, o amore, i bassi fumi
da me come le sciarpe di Isadora, ho terrore
che una mi accalappi, mi ancori alla ruota.
Amore mio, ho passato
tutta la notte annaspando
fra lenzuola grevi come il bacio d’un perverso.
Penso che sto sollevandomi
forse mi librerò –
I grani di ardente metallo volano e io, amore, io
sono una pura
Vergine d’acetilene
con una scorta di rose,
di baci, di cherubini
di tutto che esprimono queste rosee cose…
“Lu rusciu te lu mare” ALLABUA
“Il campo di battaglia è il cuore dell’uomo” – L.L.
ecco sì, anche oggi capita che è domenica e magari ci siamo svegliati presto perché, magari, a dormire non ci siamo proprio andati, e magari, la testa pesa e abbiamo fame, ma di niente e siamo nauseati dal tutto, e allora siccome casa nostra è un divano letto che però non apriamo perché quello che apriamo poi tocca richiuderlo, ecco sì, anche oggi capita che è domenica e magari abbiamo buoni propositi di fare tutte quelle cosine carine che mettiamo da parte nei giorni che non si chiamano domenica ma, siccome non siamo andati a dormire, tutto gira e lo stomaco è pieno di nulla, e allora siccome casa nostra è un televisore che però è meglio che teniamo spento perché poi accendendolo toccherebbe cercarci qualcosa dentro da vederci e dentro da vederci non ci troviamo mai nulla, ecco sì, anche oggi capita che è domenica e magari abbiamo propositi spropositati il pc acceso e un libro che attende d’esser letto ma, il sonno, la testa, la fame, la gola arsa, gli occhi socchiusi dalla riverbero della nuvola argento fuori dalla finestra, e allora che fare se non ascoltare l’odore del sughetto della vicina ed immaginarsi tra le mani una fetta biscottata una cucchiaiata di sugo che ci scivola sopra e gnam, e allora che fare, se non ascoltare le campane della chiesa alla fine della strada chiamare messa ed immaginarsi di vestirsi d’abiti croccanti di pulito e candido lino il cappello leggero le scarpe morbide le chiavi in tasca chiudere la porta alle spalle ed andare, e allora che fare se non ascoltare Popolizio leggere e recitare per noi Dostoesvkij ed immaginarsi che il campo di battaglia non è altro che il cuore dell’uomo e che anche oggi è capitato che è domenica…
L.L.
dell’oratore
“Impermeabile ed indelebile ’15” L.L.
Pur oggi
per quanto io voglia regalarti rabbia
ho impiastricciato le mie mani
per donarti la più buona delle torte
così che il tuo altezzoso cuore possa
per il tempo di un morso addolcirsi
e far apparire un incredulo sorriso
sul tuo volto costantemente oscuro.
So che il mio amarti
t’è impermeabile
come questo lunedì
che presto scivolerà nella sera
e sarà buio
e subito notte
e già domani.
So che il tuo amarmi
m’è indelebile
ricercarlo nel ricordo
che è lo scorso di lunedì
martedì l’altro
il mercoledì prima
giovedì venerdì sabato di musiche psichedeliche sparate acide nel cervello e tu a guardarmi da sotto
e la domenica senza Signore e poi di nuovo lunedì come questo da rivivere
in un passato che mi catapulta in questo presente che non so vivere
perché non lo conosco
perché non so neanche come i miei piedi mi ci abbiano portata fin qui
in questa casa
in questa vita
con questi capelli e occhi
tuttavia il ricordo
torta
candeline
un nebuloso sorriso
che resterà in questo mio mondo
chiunque io sia pur provando a non essere
chiunque io faccia finta di essere
chiunque io voglia essere
e alla fine di questa maledetta corsa incappare in una me identica a te
con la stessa rabbia nel cuore
la stessa ferocia nelle mani applaudenti
e tu resterai sempre tu
ne sono certa
pur oggi
che desidero plasmarmi diversa da te
e invece sono tua copia imperfetta
con la più illusoria dell’idea di cosa sia l’amore
e allora dirò incessantemente sì
sì ancora
alle mia speranza
pur oggi
più vana di ieri.
Auguri Padre.
L.L.
“Panic Station” Muse
Non ti avvicinerai molto
finchè non sacrificherai tutto ciò che hai
Non arriverai ad assaggiarlo
se hai la faccia contro il muro
Alzati e impegnati
Mostra il potere intrappolato dentro di te
Fai quello che vuoi fare
E adesso sollevati e comincia
Oooh, 1, 2, 3, 4, hai il fuoco negli occhi
E questo caos sfida l’immaginazione
Oooh, 5, 6, 7, 8, meno 9 vite
Sei arrivato alla stazione del panico
I dubbi cercheranno di spezzarti
Scatena il tuo cuore e la tua anima
I problemi ti circonderanno
Inizia a prenderne il controllo
Sollevati e dai libero sfogo
alla tua fantasia più selvaggia
Fai quello che vuoi
Non c’è nessuno che ti placherà
Oooh, 1, 2, 3, 4, hai il fuoco negli occhi
E questo caos sfida l’immaginazione
Oooh, 5, 6, 7, 8, meno 9 vite
Sei arrivato alla stazione del panico
Oooh, 1, 2, 3, 4, hai il fuoco negli occhi
E questo caos sfida l’immaginazione
Oooh, 5, 6, 7, 8, meno 9 vite
Sei arrivato alla stazione del panico
E so che combatterai finché durerà
Oooh, 1, 2, 3, 4, hai il fuoco negli occhi
E sai che non so resistere alle tentazioni
Oooh, 5, 6, 7, 8, meno 9 vite
Sei arrivato alla stazione del panico
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.