365 giorni, Libroarbitrio

IL BLUFF DELLA FELICITA’ – Gianluca Pavia

soir-bleu-edward-hopper-1914

Talmente assuefatti
alla lobotomia quotidiana
da cercare sempre
qualcosa di forte,
emozioni forti,
un salto nel vuoto
con l’elastico ai piedi
o i piedi nel vuoto
e una corda al collo.
Condannati
a dover essere felici,
ad avere tutto e tutti
e il prima possibile,
affoghiamo
nei nostri bicchieri
mezzi vuoti
sognando paradisi tropicali
dai nostri inferni periferici.
Perché lì
saremmo felici,
facendo questo o quello,
saremmo felici
scappando in continuazione
saremmo felici
o per lo meno,
distratti.
Non è tanto
trovare la felicità
né iniziare
a cercarla,
abbiamo già
tutto ciò che serve
dentro,
basta lasciargli spazio
e tempo
per uscire fuori.

Gianluca Pavia
DuediRipicca

365 giorni, Libroarbitrio

LA VITA E’ UNA GUERRA – Gianluca Pavia

roberto-ferri

La vita è una guerra
ogni risveglio, un raid nevrotico
ingoi polvere al gusto di napalm
e lo stomaco brucia
asfissiando pensieri
in un campo di grano
minato dalle convenzioni.

Siamo solo kamikaze
senza addestramento.
Siamo solo vittime
del fuoco amico.
Siamo solo pedine
su un atlante di filigrana.

Prigionieri
della resa incondizionata
ad impulsi compulsivi,
ossessivi,
ossessionati
da bombardamenti neuronali
fin dentro la trincea,
fin dentro la fossa.

A volte
premo la canna in gola
ferro freddo su palato caldo
sarebbe facile
il grilletto è sensibile
un poco più vigliacco
e ritingerei le pareti
di sangue e cervello
e vane speranze.

A volte marco visita
diserto
passo al nemico
quello seduto sulla riva
acquattato nella giungla
quello che non vive
per morire
quello che muore
per iniziare a vivere.

365 giorni, Libroarbitrio

Il giorno domani – da un fanatico sostenitore dell’onnipotenza curativa dell’alienazione scritturale

persol-typewriter-campaign-2015-

Data luogo indirizzo e firma seguiranno
se richiesti

…salvare milioni di persone dal terribile cancro, dal suicidio, dall’infelicità umana della quotidianità istupidita dalla stupidità, dalla croce delle cure di tutti questi mali e dalle spese infinite e inutili e dal totale degrado del tutto, e dai raffreddori, soprattutto quelli estivi, dai mal di gola, pure questi soprattutto quelli estivi, dai denti guasti, dalla perdita di memoria, dai difetti di udito, vista, mente, tatto e odorato, e dalle carriere rovinose e maledette e disgraziate, e da esistenze troncate nel fiore degli anni da morti spaventose dovute a mali prevedibili, tutto questo può essere evitato e milioni di generazioni viventi  e future possono essere salvate per i prossimi millemila millenni da simili degradi fisici, mentali e materiali causati dall’ignoranza di un solo principio elementare che qualsiasi normale bambino è in grado di afferrare con carta e colori in un disegno, se solo ci fermassimo a guardare.
E’ una questione fondamentale, molto più importante della politica, della religione, qui si completa e si realizza a tal proposito, con comprovata mia esperienza e conoscenza personali accumulate fino ad oggi (per non parlare della memoria che va e viene), che a far finta di nulla prima o poi ci si incattivisce, l’aria pure si fa cattiva, irrespirabile, e il cervello soffoca e nascono le cause di ogni malattia, demenza, allucinazioni, daltonismi, manie di persecuzione, e poi dite che la colpa è della droga, no no, che la colpa è dell’alcol, no no, la colpa è della cecità che ci imponiamo, e dell’uso e della dose che di lei ci facciamo, inebriandoci ciechi del nulla i germi prolificano prolificano e ce li abbiamo tutto l’anno nel cervello, come le stagioni: è sempre estate e sempre inverno,  è sempre tutto e non abbiamo niente.
Sono seriamente preoccupatissimo, penso che avrò tempo abbastanza per vedere e scoprire lentamente il domani, ma non è così, tuttavia, essendo io molto fiducioso ma infantilmente impaziente per natura, mi anticipo il giorno domani con carta, penna e colori…

Cordiali saluti

365 giorni, Libroarbitrio

Quelli che benpensano – Fuori dal tunnel – Pronti al peggio / Caparezza + Frankie HI NRG MC + Jovanotti

 

 

Sono intorno a noi, in mezzo a noi, in molti casi siamo noi a far promesse senza mantenerle mai se non per calcolo, il fine è solo l’utile, il mezzo ogni possibile, la posta in gioco è massima, l’imperativo è vincere e non far partecipare nessun altro, nella logica del gioco la sola regola è esser scaltri: niente scrupoli o rispetto verso i propri simili perché gli ultimi saranno gli ultimi se i primi sono irraggiungibili. Sono tanti, arroganti coi più deboli, zerbini coi potenti, sono replicanti, sono tutti identici guardali stanno dietro a maschere e non li puoi distinguere. Come lucertole si arrampicano, e se poi perdon la coda la ricomprano. Fanno quel che vogliono si sappia in giro fanno, spendono, spandono e sono quel che hanno.
Sono intorno a me ma non parlano con me… Sono come me ma si sentono meglio…
Sono intorno a me ma non parlano con me… Sono come me ma si sentono meglio…

…e come le supposte abitano in blisters full-optiona, con cani oltre i 120 decibels e nani manco fosse Disneyland, vivon col timore di poter sembrare poveri, quel che hanno ostentano e tutto il resto invidiano, poi lo comprano, in costante escalation col vicino costruiscono: parton dal pratino e vanno fino in cielo, han più parabole sul tetto che S.Marco nel Vangelo e sono quelli che di sabato lavano automobili che alla sera sfrecciano tra l’asfalto e i pargoli, medi come i ceti cui appartengono, terra-terra come i missili cui assomigliano. Tiratissimi, s’infarinano, s’alcolizzano e poi s’impastano su un albero, boom! Nasi bianchi come Fruit of the Loom che diventano più rossi d’un livello di Doom…
Sono intorno a me ma non parlano con me… Sono come me ma si sentono meglio…
Sono intorno a me ma non parlano con me… Sono come me ma si sentono meglio…

 

Ognun per sé, Dio per sé, mani che si stringono tra i banchi delle chiese alla domenica, mani ipocrite, mani che fan cose che non si raccontano altrimenti le altre mani chissà cosa pensano, si scandalizzano. Mani che poi firman petizioni per lo sgombero, mani lisce come olio di ricino, mani che brandiscon manganelli, che farciscono gioielli, che si alzano alle spalle dei fratelli. Quelli che la notte non si può girare più, quelli che vanno a mignotte mentre i figli guardan la tv, che fanno i boss, che compran Class, che son sofisticati da chiamare i NAS, incubi di plastica che vorrebbero dar fuoco ad ogni zingara ma l’unica che accendono è quella che dà loro l’elemosina ogni sera, quando mi nascondo sulla faccia oscura della loro luna nera…
Sono intorno a me ma non parlano con me… Sono come me ma si sentono meglio…
Sono intorno a me ma non parlano con me… Sono come me ma si sentono meglio…

 

365 giorni, Libroarbitrio

I MIGLIORI – Lindze

background-cook-drink-drinking-effy-Favim.com-233144

Non c’è più.

Una notte di quiete.

Due uomini poggiati
sulla ringhiera di un attico
una periferia disastrata.
Bicchieri di alcol
e fumo di sigarette
a sostituire parole
che tanto non verranno
pronunciate.

Sguardi lucidi, fissi nel buio.

Neanche ci provano
a trafiggere,
a capire
quelle tenebre.
Silenzio,
per condividere
quello che non si vuole dire
ma che sta lì
ingombrante e amorfo
come l’ombra gettata
da una creatura
scellerata e informe.
Un ultimo tiro
poi
il dito che lancia la cicca
in aria,
la spirale discendente
di quella brace
che cade,
che si poggia a terra
in un ultimo ardore
per poi spegnersi
sopraffatta
da bui troppo intensi.

Una mano afferra
il bicchiere, l’altra
stringe la spalla
dell’uomo rimasto a fumare,
una volta ancora
per esprimere
quello che non si ha la forza
di pronunciare.
Il corpo che si volta
e va verso la casa illuminata
e l’altro che rimane così,
poggiato su quella ringhiera.

Con le sue spalle curve
graffiate dalla luce
che proviene
dall’interno
e il suo volto
perso
nelle maree
di quella notte.

365 giorni, Libroarbitrio

DALLA RIVA, CON GLI OCCHI – DuediRipicca

DALLA RIVA, CON GLI OCCHI foto di G.P.

Sai, pensavo che non so,
che posso solo immaginare
ma non so
se nei locali ti piace ballare
o startene in un angolo
a trasudare alcol,
acidi e cattivi pensieri.
Non so come ti piace il sesso,
se duro e violento
o semplicemente lento
se preferisci la notte
o il giorno,
il cinema d’autore
o il porno.
Non so su quale stazione
ti sintonizzi,
se cambi in continuazione
o resti sempre uguale,
se ami nuotare
immerso nell’acqua
e se nuoti il tuo mare
dalla riva, con gli occhi.

Dalla riva, con gli occhi,
alla radio solo interferenze
mentre canto solo
in una stanza.
L’amore lento ma deciso,
il drink forte ma secco,
la notte buia e tempestosa
è un ottimo cliché,
ma adesso parlami di te
delle tue angosce, delle paure
dei mostri nell’armadio
e di quelli nella testa,
perché rinunci sempre
ad essere te stessa,
luna pallida nell’aria fragile
e visto che ci sei
il finale trovalo te
che sei più brava di me,
sei musica vera
mica un bluff, come me.

365 giorni, Libroarbitrio

“Brave e buone ragazze vestite di percalle” Charles Bukowski

Roma 5 aprile 2014

Garden-Path-R-S-Johnson

non ho conosciuto altro che puttane, ex-prostitute,
e pazze. vedo uomini con donne riservate,
e dolci – li vedo nei supermercati,
li vedo camminare insieme per strada,
li vedo a casa: gente in
pace, che vive insieme. so che la loro
pace è solo limitata, ma stanno in
pace, spesso ore e giorni di pace.

non ho conosciuto altro che impasticcate, alcolizzate,
puttane, ex-prostitute, e pazze.

quando una se ne va
ne arriva un’altra
peggiore di quella prima.

vedo tanti uomini con buone e brave ragazze
vestite di percalle
ragazze che non hanno la faccia del ghiottone
o di altri predatori.

“mai portare qui una puttana,” dico ai miei
pochi amici, ” me ne innamorerei.”

” non la reggeresti una donna perbene, Bukowski.”

ho bisogno di una donna perbene, ho bisogno di una donna
perbene
più che di questa macchina da scrivere, più
che della mia automobile, più di quanto abbia bisogno
di Mozart; ho così tanto bisogno di una donna perbene che
la sento nell’aria, la sento con la
punta delle dita, vedo marciapiedi costruiti
solo perché vi si posino i suoi piedi,
vedo cuscini per la sua testa,
sento la mia risata imminente,
la vedo che accarezza un gatto,
la vedo che dorme,
vedo le sue pantofole sul pavimento.
so che esiste
ma in quale angolo del mondo si trova
se sono le puttane che continuano a scovarmi?

Sentiremo il sapore delle isole
e del mare

so che una certa notte
in qualche camera da letto
presto
passerò
le dita
tra
capelli
soffici e puliti

canzoni che nessuna radio
trasmette

tutta la tristezza si scioglierà
in un sorriso.

 

A domani
Lié Larousse