365 giorni, Lié Larousse, Libroarbitrio

.un quadernino e una penna biro. di Lié Larousse

.e se invece del cellulare
avessimo sempre a portata di mano
un quadernino e una penna biro
e ci accostassimo ai nostri pensieri
più che a quelli degli altri
ogni volta che ci sentiamo stanchi ed annoiati
disperati e ossessionati,
e accostassimo la macchina o un piede ad un albero
all’ombra di un caffè nella pausa pranzo,
affamati e insonni nel cuore della notte,
e iniziassimo ad appuntare solo le nostre di emozioni
i deliri e i nomi di amici, e nemici,
che sarebbe meglio evitare,
e scarabocchiassimo disegni e parole
come odori e sogni
a fuoriuscire da vecchi cassetti mentali
d’impolverate speranze da rispolverare nuove
e smettere di farci una guerra antisociale
e smetterla anche di pensare
che l’erba del vicino è sempre più verde e fashion
che solo chi vivrà vedrà, che volere è potere
che mal comune fa sempre mezzo gaudio
di dare il tempo al tempo,
e se ce lo riprendessimo noi, fin da subito,
tutto questo nostro tempo?
appuntandoci a cuor leggero
la lista delle cose da non fare
perché lo sappiamo che tanto poi ci faranno male
e con estrema audacia invece
scriver ciò che di bello abbiamo e siamo,
e sappiamo e vogliamo creare,
per liberarci un po’ la testa, e stare meglio davvero,
a volte penso, che addirittura,
potremmo semplicemente esser felici così,
annotando tutto di noi,
ma solo con l’inchiostro, su questo quadernino tutto nostro
questo tempo dedicato, troppo spesso impiegato
a star piegati su mille lumen, messaggini e mail
ad affaticarci a dar consigli
che la gente non vuole davvero
è solo un impicciarsi delle fatiche altrui
e perderci così l’essenziale della vita nostra
che è solo una, e questa.

di Lié Larousse
estratto da .la vita comunque.

In tutte le librerie, in edicola e online

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365 giorni, Libroarbitrio

SUA MAESTA’ correre al di là della sclerosi multipla di Maria Luisa Garatti e Rubens Noviello – Recensione di Lié Larousse

SUA MAESTA' correre al di là della sclerosi multipla di Maria Luisa Garatti

Quanto spesso pensiamo alla libertà come qualcosa che ci manca?
Quanto spesso pensiamo alla felicità come quel momento della vita che non stiamo vivendo a pieno, o addirittura per niente?
Quanto spesso pensiamo all’amore come un’utopia, e quante volte crediamo che la loro mancanza nella nostra vita dipenda da colpe esterne alla nostra volontà, tipo: il lavoro che non ci piace ma che siamo obbligati a svolgere, al compagno o alla compagna che non ci capiscono e per i quali non ci sentiamo abbastanza, perciò noi, prima di tutti e tutto, quanto siamo liberi dai cliché della felicità per amarci?
Abbastanza da farci coraggio, seppur sia difficile, faticoso, al limite dell’impossibile, prendere un bel respiro, ed iniziare a correre verso la direzione, unicamente per noi, più giusta?

Ecco, questa è stata la scelta di Maria Luisa Garatti che con il suo libro – SUA MAESTA’ correre al di là della sclerosi multipla – ci racconta di quanto la sua vita sia cambiata dal giorno in cui ha scoperto di essere affetta da Sua Maestà, nomignolo che decide di dare alla Sclerosi Multipla, ed è proprio da qui che inizia la sua storia, ma non della malattia in sé, ma della scelta di trasformare una malattia in un’opportunità di vita.

Mio fratello era un orologio svizzero. Parlava poco. Aveva una missione da compiere. All’ottavo km mi si indurirono le gambe e rallentai ansimando.
<<Ultimi due km, sorella. Dai che andiamo!>>
Il cartello dell’ultimo km mi rimise in moto. Volevo arrivare col sorriso e così quando entrai in Piazza della Loggia, sprintando con mio fratello per mano, mi sentii una regina. Come se avessi vinto la gara. Come se il mondo fosse stato risucchiato in quella piazza. Ci abbracciammo.
Come due amanti. 58’30, nemmeno un’ora.
<<Sono fiero di te!>>”

Questo libro/diario è una guida alla guarigione psicologica dalla sofferenza improvvisa di quando ci si scopre inaspettatamente deboli, indifesi, impotenti, perché colpiti da gravi patologie, e sicuramente i primi ad essere coinvolti sono coloro che compromessi dalla stessa malattia trovano un bagliore di speranza e fiducia in storie di vita vera come in Sua Maestà, ma perché non tutti quanti noi? troppo spesso adagiati a piangerci addosso senza uno “sclerato” motivo!

Ero consapevole che lo sport mi avrebbe condotta a esplorare i sentieri della mia anima, a scavare nel mio intimo.(…)Avevo sentito parlare spesso di come la vita può cambiare, di come tutto si può trasformare avendo la volontà per farlo. E, sinceramente, mi stavo rendendo conto di quanto fosse vero soprattutto pensando alla persona apatica, triste e vuota che ero stata e a quella che stavo diventando oggi. Il viaggio mi insegnò a cercare sempre nuovi stimoli dalle cose belle o brutte che la vita ci regala. Prendere ciò che arriva e trasformare tutto in nuova energia, nuove opportunità. La vita in fondo è fatta di possibilità, sta a noi coglierle.”

Maria Luisa Garatti ci insegna, con la sua esperienza diretta di vita con Sua Maestà, a cercare dentro di noi la volontà di cambiare i nostri soliti atteggiamenti, ed abitudini, che ci distruggono giorno dopo giorno rendendoci uomini e donne apatiche, atrofizzati in una vita che magari volevamo, ma che oggi non ci appartiene più, affrontando, vivendo ed accogliendo ogni emozione e sensazione, dalla più dolorosa a quella inaspettatamente buona. Quel che è certo è che non possiamo fingere di non sentire dolore, allora la Garatti ci invita a viverlo, imparando a riconoscerlo e poi a liberarcene, fino a farlo sparire, con la consapevolezza che magari tornerà, ma noi, a quel punto, sapremo affrontarlo.

Da avvocato a maratoneta, ha smesso le cure tradizionali abbracciando un nuovo stile di vita, da allora la patologia ha smesso di avanzare e lei pratica regolarmente sport:

Correre per sconfiggere il male.
Non scappare dal male, ma correrci dentro.
E vincerlo.
E vincere.”

Maria Luisa Garatti.jpg

Nel momento in cui uno si impegna a fondo,
anche la provvidenza allora si muove.
Infinite cose accadono per aiutarlo,
cose che altrimenti non sarebbero mai avvenute.
Qualunque cosa tu possa fare o sognare di fare,
incominciala!
L’audacia ha in sé genio, potere e magia.
Goethe 

SUA MAESTA’ correre al di là della sclerosi multipla
di Maria Luisa Garatti e Rubens Noviello
Marco Serra Tarantola Editore

Recensione di Lié Larousse 

365 giorni, Libroarbitrio

CRIMINI CONDOMINIALI e altri piccoli orrori consumati in ambito domestico – Gino Falorni

di ossa di scheletri

Quel tipo mi aveva contattato per una valutazione della casa. Non mi piacque da subito. Aveva la faccia ossuta, pallida. Da brividi.
<<Prego, accomodati>> mi disse con voce sottile.
Anche la casa era inquietante. Con le finestre tutte chiuse e i mobili vecchi. E poi sporca, umida, tutta avvolta nella penombra. La prima stanza nella quale mi condusse fu quella da letto. Mentre prendevo nervosamente appunti lui si posizionò alla mia destra, vicino l’armadio. Stette tutto il tempo a guardarmi in silenzio, con un ghigno malefico.
<<Ma i miei scheletri nell’armadio non vuoi vederli?>> mi disse poi, di colpo, mentre uscivo per passare in un’altra stanza.
Ciò che vidi quando girai la testa mi atterrì. Nell’armadio, accatastati ordinatamente uno sopra l’altro, come tanti vestiti, decine e decine di scheletri e teschi umani.. Non ricordo quanto forte gridai. Ricordo solo che come un fulmine uscii da lì, e che scendendo un’angosciante risata  iniziò a riecheggiare per tutta la tromba delle scale.

***

Sono circa tre mesi che ho comprato quella casa in nuda proprietà, e da quel giorno, ogni mattina, ho preso l’abitudine di fare un salto in chiesa. Cinque minuti. Giusto il tempo di accendere un cero e raccomandarmi al Signore di far morire al più presto la novantenne che ci abita dentro.

***

Me la passavo molto male. Non avevo un  soldo, non lavoravo, non pagavo l’affitto da mesi e non mangiavo da giorni. Una mattina, verso l’ora di pranzo, mentre stavo sul bancone, in preda a dolorosissimi crampi allo stomaco, a valutare seriamente l’idea di buttarmi giù, scorsi in un vaso attaccato alla ringhiera, pieno solo di terra secca, cinque piccole uova. Non ci pensai due volte. Le presi, andai in cucina e e me le feci strapazzate in padella. Ma la fortuna quel giorno non finì lì. Più tardi vidi poggiarsi sullo stesso vaso la responsabile della gustosa covata. Una bella, grassoccia femmina di piccione. Per catturarla dovetti far ricorso a tutta la mia velocità e abilità. Dopo averla uccisa e  spiumata bene ma la feci in padella. Con quel po’ d’olio, quel po’ di sale e quel rancido spicchio d’aglio che mi restavano.

***

Per me la precisione è alla base della vita. Odio i disordinati e gli approssimativi. E il mio vicino di posto auto purtroppo lo era. Quando parcheggiava la macchina sconfinava puntualmente con le ruote sinistre nel mio rettangolo di parcheggio. Vi giuro, gliel’ho fatto presente in maniera civile non so quante volte, ma le mie parole da un orecchio gli entravano e dall’altro gli uscivano. Non intendevo ucciderlo, sia chiaro. Con quel pugno volevo solo colpirgli, al massimo fratturargli, lo zigomo. Purtroppo però ho sbagliato mira e gli ho centrato fatalmente la tempia destra. Quella è stata anche l’unica volta in vita mia che sono stato impreciso.

365 giorni, Libroarbitrio

W.H.Auden 1940

Destino

Non hanno mai fallito nel capire la sofferenza,
gli Artisti del passato: con che sagacia ne han compreso
la posizione nella vita umana; e di come abbia luogo
mentre qualcuno è a tavola che mangia, o un altro
spalanca una finestra o cammina distratto per la strada.

365 giorni, Libroarbitrio

Cloud Atlas

CLOUD ATLAS

La fede, come la paura o l’amore, è una forza che va compresa come noi comprendiamo la teoria della relatività, il principio di indeterminazione, fenomeni che stabiliscono il corso della nostra vita. Ieri la mia vita andava in una direzione, oggi va verso un’altra, ieri credevo che non avrei mai fatto quello che ho fatto oggi, queste forze che spesso ricreano tempo e spazio, che possono modellare e alterare chi immaginiamo di essere, cominciano molto prima che nasciamo e continuano dopo che spiriamo. Le nostre vite e le nostre scelte, come traiettorie dei quanti, sono comprese momento per momento, a ogni punto di intersezione, ogni incontro suggerisce una nuova potenziale direzione.

***

La nostra vita non è nostra, da grembo a tomba, siamo legati ad altri, passati e presenti, e da ogni crimine e ogni gentilezza generiamo il nostro futuro, puoi mantenere il potere sulle persone finché dai loro qualcosa, deruba un uomo di ogni cosa e quell’uomo non sarà più in tuo potere,perché non importa se siamo nati in una vasca o in un grembo, siamo tutti purosangue. Dobbiamo tutti combattere, e se necessario morire, per insegnare alle persone la verità. Essere vuol dire essere percepiti, pertanto conoscere se stessi è possibile solo attraverso gli occhi degli altri. La natura della nostra vita immortale è nelle conseguenze delle nostre parole e azioni, che continuano a suddividersi nell’arco di tutto il tempo.
Io credo che la morte sia solo una porta, quando essa si chiude, un’altra si apre. Se tenessi a immaginare un paradiso, io immaginerei una porta che si apre e dietro di essa, lo troverei lì, ad attendermi.

***

Un vero suicidio è una regolata disciplinata certezza. La gente pontifica: “il suicidio è un atto di codardia”; non può essere più lontano dalla verità, il suicidio richiede un tremendo coraggio.
A questo punto della mia vita so soltanto, Sixsmith, che le forze invisibili che fanno girare il mondo sono le stesse che ci straziano il cuore.
Sixsmith, salgo i gradini dello Scott monument ogni mattina, e tutto diventa chiaro. Vorrei poterti fare vedere tutta questa luminosità, non preoccuparti, va tutto bene, va tutto così perfettamente maledettamente bene. Capisco ora che i confini tra rumore e suono sono convenzioni. Tutti i confini sono convenzioni, in attesa di essere superate; si può superare qualunque convenzione, solo se prima si può concepire di poterlo fare. In momenti come questi, sento chiaramente battere il tuo cuore come sento il mio, e so che la separazione è un’illusione. La mia vita si estende ben oltre i limiti di me stesso.
Credo che esista un altro mondo che ci attende Sixsmith, un mondo migliore, e io ti attenderò lì. Credo che non restiamo morti a lungo. Cercami sotto le stelle della Corsica dove ci siamo dati il primo bacio. Tuo, in eterno, RF.

365 giorni, Libroarbitrio

“Ecce Homo” il bene dirottato di Nietzsche

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Nietzsche si considera un fautore del male solo in un ben preciso contesto: in contrasto con ciò che gli uomini definiscono bene. Dunque egli scrive:

Se l’animale d’armento brilla nello splendore delle più pure virtù, l’uomo eccezionale deve per forza essere degradato a malvagio.
Se la falsità pretende a ogni costo che la sua ottica sia chiamata “verità” , l’uomo propriamente veritiero lo ritroveremo sotto i nomi peggiori.

Ecce homo è l’ultima opera compiuta di Nietzsche prima della follia, scritta, nelle sue grandi linee, in tre settimane di immensa esaltazione dell’autunno 1888, a Torino. La pubblicazione di questo testo fu ritardata dalla sorella fino al 1908 – e non è difficile intuirne la ragione: in poche pagine qui Nietzsche pone le esigenze estreme del suo pensiero, esaspera i termini dell’accusa e dell’affermazione; fra l’altro è la Germania, e soprattutto lo spirito dell’Impero germanico, a essere qui vittima di un attacco che per virulenza e acutezza non è stato finora superato. Ma dietro questa drasticità della formulazione, dietro il grandioso gesto teatrale che regge il tutto, molte cose sono da scoprire in questo testo misterioso, dove Nietzsche stesso vuole configurare il proprio destino, dove anche la sua arte labirintica dà una prova suprema – e non meraviglia che molti si siano spersi nei meandri di queste poche pagine. Di fatto, Ecce homo è stato sempre uno dei testi più dibattuti di Nietzsche, di esso sono state proposte le definizioni più discordanti: proclama cosmico? documento psicopatologico? autoritratto? pamphletantitedesco?
Certo è che quest’opera è un unicum e con essa deve confrontarsi alla fine chiunque si avvicini a Nietzsche: vi troverà un essere che con la sfrontatezza del buffone e del veggente annuncia cose che in buona parte aspettano ancora di essere capite.

365 giorni, Libroarbitrio

Seneca “Il Tempo” (V parte)

Roma 9 marzo 2014

…mai abbastanza ci si potrà stupire
dell’ottusità della mente umana
di fronte a questo problema:
gli uomini non permettono che uno
occupi i loro poderi, e per la minima divergenza
su questioni di confini si infuriano e sono pronti
a colpire con sassi e armi; poi tranquillamente
lasciano che altri entrino nella loro vita,
anzi sono loro stessi a introdurvi quelli
che a poco a poco ne diventeranno i padroni.
E’ ben difficile trovare uno disposto a dividere
con altri il suo denaro:
ma la vita ciascuno la distribuisce
a centinaia di persone.
Tutti sono avari quando si tratta di tenersi
ben stretto il patrimonio, ma sono generosissimi
nel buttar via il tempo:
e pensare che questa è l’unica cosa
di cui sarebbe molto decoroso essere avari!

A domani
Lié Larousse