365 giorni, Libroarbitrio

ADA – Anatomia di una Dipendenza Affettiva – Sara Teodori

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Anatomia di una Dipendenza Affettiva è un progetto a quattro mani, nato dall’esigenza profonda di analizzare al microscopio le dinamiche interiori dell’essere umano che, in questo caso specifico, si trova a combattere con il proprio demone interiore, a non capirlo, a non dargli la possibilità di manifestare cosa c’è dietro a tutto il dolore che sente. La dipendenza affettiva è solo una maschera, che nasconde una ferita profonda e antica. La ferita dell’Abbandono. Il dipendente infatti fa di tutto per non riconnettersi a quel dolore, per non riaprire quella piaga intrisa di sangue e singhiozzi. E per raggiungere il suo scopo si aggrappa con tutte le sue forze all’altro fino a fagocitarlo, per non lasciarlo più andare via.
L’unico modo che ha di salvarsi è quello di entrare in quella ferita, navigare tra le sue oscure acque purulente e rinascere, fenice, dalle viscere di sé come creatura integra che ritrova in se stessa tutta la forza di cui necessita per vivere.
Il progetto è diviso in quattro parti più una, Infant, Manipulate, Dolor, Sanitatem e Tecno Tenebris, in un percorso discendente ma ascendente allo stesso tempo che segue un filo narrativo, con lo scopo di farci entrare nella psiche del dipendente e nella rappresentazione simbolica dei suoi stati emotivi.
L’intero progetto è a cura di Sara Teodori per la fotografia e montaggio video/audio e Chiara Macale, modella per le foto, scrittrice e interprete per i testi e co-creatrice per montaggio video/audio.
Un ringraziamento speciale a Valerio Trombettieri per aver interpretato il protagonista maschile dei fotogrammi.
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365 giorni, Libroarbitrio

“Il Sogno” Emilio Zola

Fragola

La via dormiva ancora, impigrita dalla festa del giorno innanzi. Rintoccarono le sei. Nelle tenebre inazzurrate dal lento e ostinato cadere dei fiocchi, non c’era altro di vivo che una forma indistinta: una fanciulletta di nove anni, che rifugiatasi nella strombatura del portale, vi aveva trascorso la notte a tremare dal freddo, riparandosi alla meno peggio. Era vestita di stracci, con la testa avvolta in un lembo di scialle e i piedini ignudi dentro un grosso paio di scarpe da uomo. Indubbiamente, si era fermata in quel posto solo dopo aver vagato a lungo per la città, che vi era caduta stremata dalla stanchezza. Aveva la sensazione di essere giunta in capo al mondo: più nessuno e più nulla, l’estremo abbandono, la fame che rode, il freddo che uccide; e nella sua debolezza, soffocata dal greve fondo del cuore, ella desisteva da ogni lotta; non le rimaneva che la repulsa fisica, l’istinto di mutar di posto, di rannicchiarsi tra quelle vecchie pietre ogniqualvolta una nuova raffica faceva vorticare la neve.
Una dietro l’altra le ore passavano.
Per un pezzo la bimba era rimasta appoggiata, tra il doppio battente dei due vani gemelli, contro la spalletta, il cui pilastro regge una statua di sant’Agnese, la martire tredicenne, bimba al pari di lei, con un ramo di palma in mano e un agnello ai piedi . E nel timpano, sopra l’architrave, si svolge in altorilievo, con candida fede, tutta la leggenda della vergine fanciulla, fidanzata di Gesù: la volta che i capelli le si allungarono e la rivestirono tutta, quando il governatore, di cui ella rifiutava il figlio, la mandò ignuda in una casa infame; e quando le fiamme del rogo, scostandosi dalle membra di lei, arsero i carnefici non appena ebbero appiccato il fuoco alla legna.(…)
A sommo il timpano, poi, in una apoteosi, Agnese viene finalmente accolta in cielo, dove il suo fidanzato Gesù la sposa, giovane e piccina com’è, dandole il bacio delle eterne delizie.

365 giorni, Libroarbitrio

Moya Cannon “Colline”

Roma 12 dicembre 2013

Moya Cannon

Le mie colline  selvagge  avanzano altere,
e forse ho cercato, dopo tutto, nonostante tutto,
di liberarmi di loro,
delle mie buie colline blu,
che per me sono state la metà
del perimetro del mondo.
Così in basso mi sono chinata per cantare l’erica,
aggiustando il mio amore
in modo che elegantemente entrasse
in una disinteressata conversazione?

Chi penso di ingannare?
Conosco queste colline meglio dell’erica.
Conosco il blu delle loro spalle delicate.
Conosco il rosso dell’erba che cresce negli alti stagni
e gli appassionati chiarori e le oscurità
degli alti laghi paludosi.
E so anche come,
nelle tenebre invernali,
sentirò queste umide colline ululare nel mio sangue
come lupi.

Moya Cannon è una delle nuove voci della poesia irlandese.

E’ nata nel 1956 nell’Eire, a Dunfanaghy, città della contea di Donegal.

Ha pubblicato la sua prima raccolta poetica dal titolo Oar nel 1990, ricevendo importanti riconoscimenti.

A domani

Lié Larousse

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Guy de Maupassant : pittore, musicista, scrittore

Roma 12 agosto 2013

Guy de Maupassant scrittore

Guy de Maupassant, nato a Chateau de Miromesnil, in Normandia, nel 1850, ebbe un’infanzia molto infelice in una famiglia condizionata da una padre violento e da una madre nevrotica.

Dopo la separazione dei genitori terminò il liceo e partecipò alla guerra  franco – prussiana nel 1870, i cui orrori lo portarono a riflessioni che ebbero grande importanza nella sua produzione letteraria.

Maupassant fu autore di numerosi racconti e romanzi, nei quali è evidente la sua adesione alla corrente culturale  del Naturalismo, sorta in Francia nella seconda metà dell’Ottocento, che aveva come principio ispiratore l’esigenza di un continuo e totale rapporto dell’artista( pittore, musicista, scrittore) con la realtà quotidiana  e con la vita sociale , vista soprattutto nei suoi aspetti deteriori di sopraffazione  e di ingiustizia nei confronti del singolo individuo.

Ecco allora nei suoi scritti la presenza di figure e temi ricorrenti: i bambini abbandonati,  l’ingiustizia, gli amori infelici, la crudeltà della guerra, l’indifferenza, la vigliaccheria, la tragicità della vita quotidiana.

L’amarezza della sua analisi della realtà , unità agli effetti di una grave malattia ereditata dal padre, lo portarono a successivi stati di depressione e prostrazione, fino ad autentiche crisi di follia, per le quali venne ricoverato in una clinica di Parigi, dove morì nel 1893.

Fra le sue opere che ebbero successo anni prima della morte ricordiamo: Una vita 1883,  Chiaro di luna 1884, Racconti del giorno e della notte e  Bel-ami pubblicati entrambi nel  1885, Forte come la morte 1889.

A domani

LL

365 giorni, Libroarbitrio

Percy Bysshe Shelly “Versi scritti nel golfo di Lerici”

Roma 21 luglio 2013

Lei mi lasciò nell’ora silenziosa

quando la luna smette di scalare

l’azzurro sentiero delle vette celesti

e come un albatro addormentato

in equilibrio sulle sue alidi luce,

in alto si libra nella notte di porpora

e poi troverà l’oceano del suo nido

nelle dimore occidentali.

Lei mi lasciò ed io restai solo,

pensando ad ogni accento che, muto all’orecchio,

pure il cuore incantato poteva udire,

note che muoiono appena nate

ma come fantasmi ancora frequentano

gli echi della collina.

E sentivo ancora, oh troppo ancora!

il soffice vibrare del suo tatto,

come s e la sua mano gentil, anche ora,

tremasse leggera sulla mia fronte.

E così, benché assente,

la memoria di lei mi dà tutto

quanto neppure la fantasia osa rivendicare.

da Versi scritti nel golfo di Lerici

A domani

LL