365 giorni, Libroarbitrio

IL LECCHINO – Robert Musil

 

In sei giorni Dio creò il cielo e la terra.
Il settimo non creò nulla.
Si limitò a compiacersi di quanto aveva realizzato.
Quel giorno, tuttavia, ebbe origine un’altra creatura. Il lecchino.
Ed essa scaturì dall’autocompiacimento.

<<L’altissimo Signore tenga conto – se posso permettermi di sottoporre la questione alla Sua altissima attenzione – che in realtà io non ho consistenza>> esordì il lecchino.
E il Signore, nella sua infinita benevolenza, ne tenne conto.
Lo collocò in un luogo dove non succedeva nulla sicché non poteva accadere nella neanche al lecchino: tra i giureconsulti dei regal ministeri.
Con cautela gli estrasse dal corpo tutte le ossa, gli diede una pelle liscia e coriacea come la miglior carta da minuta e in un luogo dell’anima gli infuse un clistere oleoso.
Grazie a tale armamentario il lecchino divenne molto gradevole, distinguendosi in questo dal comune leccapiedi: quest’ultimo si lascia calpestare a piacimento, la qual cosa tuttavia comporta un certo sforzo; chi dispone di lecchini, invece, può restarsene comodamente seduto alla propria scrivania e in questo modo, cioè da seduto, consente al lecchino di penetrare e conquistare i suoi più intimi recessi.

estratto da Discorso sulla servitù volontaria – Etienne De La Boétie

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