
La libellula s’è posata sul ginocchio sinistro accavallato sul destro e le iridi l’ho strizzate in fondo alla coda dell’occhio.
Faccio finta di non vederla.
Da bimba facevo sempre finta di non vedere la libellula posarsi, o la farfalla e la falena anche, mai mai le fissavo, mai mai dopo essermi accorta del loro arrivo continuavo a guardale, ma non voltavo mica la faccia a destra o a sinistra come accavallo le gambe no, rimanevo col faccino dritto dritto, ma le iridi, ah le iridi le strizzavo in fondo alla punta dell’occhio, andandomi a mettere con tutto il mio sguardo in quell’angolino di viso. Da bimba facevo sempre finta di non vedere la libellula posarsi, o la farfalla o la falena anche, non volevo metterle a disagio col mio osservarle e poi gli sguardi attendono sempre qualcosa, tipo quel qualcosa che ad un certo punto deve smuovere quel qualcos’altro, allora io accavallo le gambe e strizzo le iridi in fondo alla punta dell’occhio, e faccio finta di non vedere. Da bimba facevo sempre finta di non vedere la libellula posarsi, o la farfalla e la falena anche, non volevo proprio guardarle perché volevo che loro si sentissero libere di volare via quando gli pareva a loro, volevo che nessuno le indicasse, volevo che nessuno le spaventasse, che nessuno provasse a toccarle, e più di ogni altra cosa al mondo, da bimba, volevo proprio starmene da sola, come ora, che la libellula s’è posata sul mio ginocchio sinistro accavallato sul destro e le iridi l’ho strizzate in fondo alla coda dell’occhio.
L.L.
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Pubblicato da libroarbitrio
Lié Larousse nasce in un circo itinerante, tra stoffe di taffetà ruvida, seta in baco e carta straccia.
Non sa che giorno fosse, né l'anno, né la direzione che prese il treno, spinto sulle rotaie forse dal canto stridulo di ogni palpitante sterzata o forse dalle urla del parto di un'ipotetica madre immaginata sotto ogni forma. Quel che è certo, è che, quell'ammasso di ferro, legna e carne in transito era vivo, colmo di saltimbanchi, clown, povere bestie , lustrini e paillette. Lié - faceva caldo, quello, si me lo ricordo, ma , fuori di qui , cara, un freddo, quello anche mi ricordo, e poi non insistere con me chiedi a Mr Freak ti saprà dire di più . Mr Freak alto tre metri la spostava di lato col bastone argenteo mal fermo, appena la vedeva sbucare dal nulla - fsthgrfth – farfugliava in un linguaggio incomprensibile. Lei continuò a chiedere. Chiese a tutti, ai giocolieri con le clave, al mangia fuoco con la tutina gialla aderente, alla signorina Edena la donna più bella dell'universo con tre capezzoli, al triste Robert col trucco sempre sciolto e il diario nascosto che solo lei sapeva dove trovare. Nebbia . Ombre. Nulla. Ogni risposta era una chiusura di porte senza maniglie, inerme ad ogni ingresso riappariva lui, fermo ad attenderla sul ciglio , sempre, l'incomprensibile Mr Freak.
Così oggi, ad un età inconsapevole, con i capelli spagliati di un colore incolore, mi presento a voi, mi chiamo Lié Larousse, racconto storie di vita vissuta dagli altri, studio del mondo com'era, qui dietro le quinte di un palcoscenico fluttuante, attraverso i miei occhi vi farò vedere l'idillio della vita degli esseri quali siamo dove conduce, col mio unico ricordo. Vero. Solo mio, che d'improvviso di giorno o in sogno mi appare, col profumo caldo di neve silenziosa .
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