
E con questa confidenza e conoscenza che dico,
Non siete racchiusi nel corpo, confinati in case e campi.
Quel che voi siete dimora nelle montagne e corre col vento.
Non è cosa che striscia nel sole per il calore o scava buche nel buio per sicurezza,
Ma una cosa libera, uno spirito che avviluppa la terra e si muove nell’etere.
Se queste parole sono vaghe, non cercate di chiarirle.
Vago e nebuloso è l’inizio di ogni cosa, ma non la sua fine,
Ed io vorrei mi ricordaste come un inizio.
La vita, e tutto quel che vive, è concepito nella nebbia e non nel cristallo.
E chi sa che il cristallo non sia nebbia in disfacimento?
Questo vorrei ricordaste nel ricordarmi:
Ciò che sembra più flebile e informe in voi è il più forte e determinato.
Non è il vostro respiro che ha eretto e rinforzato la struttura delle ossa?
E non è un sogno che nessuno ricorda di aver sognato, che costruì la vostra città e modellò tutto in essa?
Poteste vedere il flusso di quel respiro, cessereste di vedere altro,
E se poteste sentire il bisbiglio del sogno non potreste sentire altro suono.
Ma non vedete, non sentite, ed è bene.
Il velo che copre i vostri occhi sarà sollevato dalle mani che l’hanno tessuto,
E la creta che chiude le vostre orecchie sarà forata dalle dita che l’hanno impastata.
E vedrete,
E udirete.
Non deplorerete di aver conosciuto la cecità, non rimpiangerete di essere stati sordi.
Perché in quel giorno saprete i segreti propositi in ogni cosa,
E benedirete l’oscurità come la luce.
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Pubblicato da libroarbitrio
Lié Larousse nasce in un circo itinerante, tra stoffe di taffetà ruvida, seta in baco e carta straccia.
Non sa che giorno fosse, né l'anno, né la direzione che prese il treno, spinto sulle rotaie forse dal canto stridulo di ogni palpitante sterzata o forse dalle urla del parto di un'ipotetica madre immaginata sotto ogni forma. Quel che è certo, è che, quell'ammasso di ferro, legna e carne in transito era vivo, colmo di saltimbanchi, clown, povere bestie , lustrini e paillette. Lié - faceva caldo, quello, si me lo ricordo, ma , fuori di qui , cara, un freddo, quello anche mi ricordo, e poi non insistere con me chiedi a Mr Freak ti saprà dire di più . Mr Freak alto tre metri la spostava di lato col bastone argenteo mal fermo, appena la vedeva sbucare dal nulla - fsthgrfth – farfugliava in un linguaggio incomprensibile. Lei continuò a chiedere. Chiese a tutti, ai giocolieri con le clave, al mangia fuoco con la tutina gialla aderente, alla signorina Edena la donna più bella dell'universo con tre capezzoli, al triste Robert col trucco sempre sciolto e il diario nascosto che solo lei sapeva dove trovare. Nebbia . Ombre. Nulla. Ogni risposta era una chiusura di porte senza maniglie, inerme ad ogni ingresso riappariva lui, fermo ad attenderla sul ciglio , sempre, l'incomprensibile Mr Freak.
Così oggi, ad un età inconsapevole, con i capelli spagliati di un colore incolore, mi presento a voi, mi chiamo Lié Larousse, racconto storie di vita vissuta dagli altri, studio del mondo com'era, qui dietro le quinte di un palcoscenico fluttuante, attraverso i miei occhi vi farò vedere l'idillio della vita degli esseri quali siamo dove conduce, col mio unico ricordo. Vero. Solo mio, che d'improvviso di giorno o in sogno mi appare, col profumo caldo di neve silenziosa .
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