Roma 2 luglio 2013
Charles Dickens nacque a Portsmouth, in Gran Bretagna, nel 1812.
Le disagiate condizioni economiche della famiglia lo costringono al lavoro in una fabbrica già da bambino: lì ebbe modo di conoscere le condizioni di miseria e di sfruttamento di tanti coetanei inglesi all’epoca della rivoluzione industriale.
Più tardi, dopo brevi studi, lavorò come impiegato presso un avvocato, collaborando nel frattempo a un giornale umoristico.
A ventiquattro anni gli arrise improvvisamente il successo come scrittore: le avventure umoristiche dei personaggi de Il circolo Pickwick, pubblicate a puntate su una rivista, ebbero un seguito straordinario: basti pensare che la rivista passò da una tiratura di 400 copie a una di 40.000!
Da allora Dickens scrisse inesauribilmente, alternando testi narrativi umoristici a racconti polizieschi a racconti di fantasia, non secondari nella sua produzione, a romanzi di “realismo sociale”, nei quali denunciò le terribili condizioni di vita degli operai inglesi dell’Ottocento.
Dickens ebbe successo presso il grande pubblico perché sapeva trattare temi in cui il lettore comune si riconosceva, con personaggi identificabili nella vita quotidiana: il padrone di casa, il capoufficio, l’operaio, l’ubriacone che chiede l’elemosina agli angoli delle strade.
I critici letterari, invece, non gli furono sempre favorevoli, accusandolo di eccessivo moralismo, frettolosità nello scrivere e schematismo nel dividere i personaggi in buoni e cattivi.
Prima di morire ci lasciò in eredità molte importanti opere: Racconti di Natale, Il circolo Pickwick, Le avventure di Oliver Twist, David Copperfield, Grandi speranze, Nicholas Nickleby, La piccola Dorritt, Il nostro comune amico, Impressioni d’Italia.
Dickens morì nel 1870.
A domani
LL