Roma 30 marzo 2013
La categoria della prosa d’arte è stata catalogata come mezzo di riferimento per intendere e distinguere alcuni autori del Seicento. Fra tutti i maggiori esponenti di questa corrente sono Francesco Fulvio Frugoni, Giovanni Agostino Lengueglia e Daniello Bartoli, consacrato come stilista in senso negativo e in senso positivo da una secolare ammirazione.
Sono scrittori per i quali la tecnica letteraria a un valore preminente e sollecita un impegno particolarmente acuto. Il gusto e il gioco delle metafore può distendersi, moderarsi e risolversi in un trasporto di simboli nel Bartoli, ma non mancare del tutto in nessuno.
Dal rapporto diversamente calcolato tra descrizione e metafora deriva la caratteristica di questo stile e insieme la differenza fra l’uno e l’altro scrittore. I temi e la direzione intellettuale o ideologica del Bartoli e del Frugoni li avvicinano alla prosa saggistica e di fantasia morale che in Europa dava prova di sé nei grandi esempi da Montaigne e Quevedo.
Ma questi scrittori italiani si impongono per brani e per frammenti, avvicinando alcuni scritti, come quello del Bartoli, alla prosa scientifica e a Galilei.
Gli aspetti contraddittori della società italiana si possono conoscere nella differenza che corre tra il movimento della prosa galileiana, che contempla e cerca la novità come verità e non come bizzarria e meraviglia, e il gioco di eleganti ed immobili specchi della prosa d’arte.
A domani
LL