Roma 21 gennaio 2013
Chanson de Roland
Nel poema volgare confluiva l’esperienza dell’epica classica latina, a imitazione della quale sorgevano in pari tempo prodotti di scuola sulle gesta degli antichi eroi, proprio nell’ambiente anglo-normanno, che fu presumibilmente la culla del genere epico delle Chanson de geste. La Chanson de Roland è tuttavia altra cosa da questi prodotti di scuola, poemi latini che guardano al modello di Virgilio e di Stazio. Ma analoga è la tendenza a concentrare la narrazione intorno a personaggi che giganteggiano su uno sfondo umano e naturale appena accennato, e risaltano attraverso un’eloquenza scarna e vibrante e la descrizione sublime dei gesti. In questo tipo di narrazione dallo stile elevato e sintatticamente semplice, nel quale ricorrono formule tipiche della tradizione orale, s’inseriscono tuttavia tratti grotteschi e farseschi in un modo sconosciuto dell’epica latina. Questo contrasto e mescolanza di stili costituiscono in parte la modernità dell’opera. Inoltre le Chanson de Roland rispondevano ad una realtà attuale, traducendo in termini leggendari le aspirazioni dell’aristocrazia feudale tesa verso l’espansione e impegnata nella crociata contro gli infedeli. essa ritrovava nell’esaltazione dei paladini e nel sacrifico di Orlando la riaffermazione del proprio ruolo positivo nella difesa della cristianità e del regno. Ritrovava nel tradimento di Gano, su cui s’incentra la sapiente simmetria architettonica del poema, il capovolgimento del valore sacro del vincolo feudale, nella rievocazione di Carlo il rimpianto per la crisi del potere monarchico.
A domani
LL
Mi piace:
Mi piace Caricamento...
Pubblicato da libroarbitrio
Lié Larousse nasce in un circo itinerante, tra stoffe di taffetà ruvida, seta in baco e carta straccia.
Non sa che giorno fosse, né l'anno, né la direzione che prese il treno, spinto sulle rotaie forse dal canto stridulo di ogni palpitante sterzata o forse dalle urla del parto di un'ipotetica madre immaginata sotto ogni forma. Quel che è certo, è che, quell'ammasso di ferro, legna e carne in transito era vivo, colmo di saltimbanchi, clown, povere bestie , lustrini e paillette. Lié - faceva caldo, quello, si me lo ricordo, ma , fuori di qui , cara, un freddo, quello anche mi ricordo, e poi non insistere con me chiedi a Mr Freak ti saprà dire di più . Mr Freak alto tre metri la spostava di lato col bastone argenteo mal fermo, appena la vedeva sbucare dal nulla - fsthgrfth – farfugliava in un linguaggio incomprensibile. Lei continuò a chiedere. Chiese a tutti, ai giocolieri con le clave, al mangia fuoco con la tutina gialla aderente, alla signorina Edena la donna più bella dell'universo con tre capezzoli, al triste Robert col trucco sempre sciolto e il diario nascosto che solo lei sapeva dove trovare. Nebbia . Ombre. Nulla. Ogni risposta era una chiusura di porte senza maniglie, inerme ad ogni ingresso riappariva lui, fermo ad attenderla sul ciglio , sempre, l'incomprensibile Mr Freak.
Così oggi, ad un età inconsapevole, con i capelli spagliati di un colore incolore, mi presento a voi, mi chiamo Lié Larousse, racconto storie di vita vissuta dagli altri, studio del mondo com'era, qui dietro le quinte di un palcoscenico fluttuante, attraverso i miei occhi vi farò vedere l'idillio della vita degli esseri quali siamo dove conduce, col mio unico ricordo. Vero. Solo mio, che d'improvviso di giorno o in sogno mi appare, col profumo caldo di neve silenziosa .
Mostra tutti gli articoli di libroarbitrio